lunedì 12 novembre 2012

ANDREJ ROMANOVIC CHIKATILO: Il cannibale di Rostov


ANDREJ ROMANOVIC CHIKATILO: Il cannibale di Rostov


Anche l'ex Unione Sovietica, nonostante la profonda diversità di cultura e società, ha prodotto i suoi serial killer, probabilmente molti di più di quelli che noi conosciamo, data la totale chiusura di quel regime totalitario. Ma nel momento in cui la prima casistica di omicidi seriali è venuta alla luce, lo ha fatto in modo traumatico per molte coscienze, che ancora oggi sono incredule davanti ad una storia del genere, davanti alla storia di Andrej Romanovic Chikatilo.
     E' il 16 ottobre del 1936 quando il piccolo Andrej viene dato alla luce nel piccolo villaggio di Yablocnoe, nella regione ucraina di Sumskij, un villaggio sviluppatosi, come molti altri, intorno al pozzo comunale e che al tempo degli zar era anche divenuto ricco. Dagli anni '30 però, con l'avvento del regime sovietico e a causa di una tremenda carestia, si era impoverito pesantemente. Nonostante però il declino dell'economia, Andrej non nasce in una famiglia estremamente povera poichè suo padre Roman, si era ben adattato al nuovo modello sociale sovietico e si era messo a coltivare la terra che lo stato gli aveva fornito. Anche sua madre, dopo la nascita della loro primogenita Tatjana, era tornata ad aiutare con impegno il marito nei campi. Tuttavia l'infanzia di Andrej Romanovich presenta subito dei problemi a livello caratteriale. Fin dai primi giorni alle scuole elementari sono infatti evidenti le sue difficoltà a socializzare a causa della sua estrema timidezza, ha un carattere introverso ed è convinto da subito che i suoi compagni di classe volessero sempre picchiarlo. Inoltre viveva in costante ansia che loro potessero scoprire i suoi difetti fisici, la miopia e l'enuresi (vedi sezione "segnali pericolosi" alla pagina "cos'è un serial killer?"). Ma era soprattutto la miopia che veniva vissuta con angoscia. Andrej era convinto che fosse colpa sua e, per non farsi sgridare, non disse mai nulla ne ai suoi genitori ne agli insegnanti. Incredibilmente il suo primo paio di occhiali lo indosserà all'età di 30 anni.
     Il primo trauma psicologico, invece, lo subirà all'età di 5 anni per via di sua madre che era solita raccontargli che anni prima, nel 1934, durante la carestia, un suo cugino era scomparso per sempre e che questi era stato mangiato dagli abitanti del villaggio sempre più allo stremo per la fame. Questa immagine di cannibalismo, unita alle frequenti scene di cadaveri insanguinati o smembrati lasciati per strada (era il 1941 e la seconda guerra mondiale era cominciata ormai), segneranno pesantemente la psiche del bambino Andrej, che non a caso poi svilupperà fantasie necrofile. Suo padre è tra i militari che vengono chiamati al fronte, ma viene catturato quasi subito dai nazisti. Sarà liberato alla fine della guerra dagli americani, ma anzichè venire accolto come eroe di guerra (come i suoi stessi racconti volevano far credere), viene considerato da tutti una vera vergogna, e cosa ancora più grave, un pericolo per l'Unione Sovietica da parte del regime che non vedeva di buon occhio chi era stato così tanto tempo a contatto con il nemico.
     Durante l'adolescenza, Andrej, si dedica completamente allo studio della dottrina comunista, non fa che leggere testi di Engels, Marx e Lenin, impara tutto a memoria e studia con un fervore quasi fanatico. A 16 anni viene nominato direttore del giornalino scolastico e gli viene affidato l'importante compito di leggere l'articolo ufficiale della Pravda, il giornale di governo, sulla morte di Stalin. Tuttavia, queste mansioni ritenute di un certo livello, non riescono a migliorare il suo caraL'area di rostov dove la famiglia Chikatilo si trasferìttere, anzi si chiude sempre più in se stesso e passa sempre più tempo a studiare, tanto da tentare di iscriversi alla prestigiosa facoltà di legge all'università di Mosca, ma non passa le selezioni. Ripiega per questo sul corso di specializzazione in ingegneria delle comunicazioni. Nel 1955 comincia a lavorare come operaio specializzato nel vicino villaggio di Niznji-Tagil e anche qui, dopo un primo periodo in cui i rapporti con i colleghi sembravano normali, viene emarginato. Nel 1957 parte per il servizio militare dove resterà fino al 1960. Anche questa nuova esperienza, come tutte quelle passate e quelle future, si rivela un disastro per la sua personalità. Andrej viene subito emarginato e tacciato di essere omosessuale perchè, a causa della sua estrema timidezza, non usciva con le ragazze come i suoi commilitoni. Alla fine del servizio militare si trasferisce in un piccolo paesino a nord di Rostov, ma ben presto comincia a sentirsi solo, così convince tutta la sua famiglia a trasferirsi nel suo monolocale. Qui sua sorella Tatjana conosce un giovane del posto, se ne innamora e lo sposa. Lui invece, Andrej, si dedica sempre più spesso alla masturbazione, che diventa per lui una vera ossessione, tanto da non resistere agli impulsi improvvisi che si presentano anche quando è al lavoro. In una di queste occasioni viene scoperto dai colleghi a masturbarsi nel bosco dietro un albero, venendo ancora una volta deriso da tutti.
      All'età di 27 anni è uno dei pochi, per quel tempo, a non essersi ancora sposato, così sua sorella comincia a preoccuparsi per lui e si da da fare, facendogli conoscere Fayina. A lei piace subito perchè Andrej si dimostra sempre gentile, educato, aveva un lavoro e soprattutto, cosa non frequente, non era dedito all'alcool. Lui è estremamente timido ma pian piano i due si frequentano e si sposano con rito civile nel 1963. Come previsto però i loro rapporti intimi non hanno grosso successo e quindi lui ricomincia a dedicarsi quasi completamente al partito comunista, a cui intanto si era iscritto qualche anno prima. In quei pochi e saltuari rapporti in cui lui riesce ad avere un'erezione, Fayina resta incinta prima della primogenita Ljudmila, che nasce nel 1967 e successivamente di Yuri che nasce nel 1969. Intanto però i suoi studi continuano e finalmente nel 1971 riesce ad ottenere la tanto sperata laurea in lingua e letteratura russa, divenendo poi insegnante presso la scuola di Novosachtinsk. A tutti però è subito palese che non è portato per quel lavoro dove ci vuole fermezza e un pò di autorità. Andreji viene deriso già dal primo giorno da tutti gli alunni, lo prendono in giro senza che lui riesca a dire una sola parola. Ma qualcosa accade purtroppo. Andreji si rende conto di provare una certa attrazione verso i bambini e così, pian piano, comincia a guardarli con un certo interesse e poi passa a pesanti palpeggiamenti. Un giorno, in uno dei pochissimi casi in cui riesce ad imporre la sua autorità, trattiene una alunna e, dopo averle detto cChikatilo con la moglie Fayina e la piccola Ljudmilahe meritava una punizione, la picchia con un righello sul sedere e si accorge che con l'aumentare delle urla, aumenta anche la sua eccitazione, al punto che finisce per eiacularsi nei pantaloni. L'accaduto non viene denunciato dai genitori della bambina, ma dopo qualche tempo le voci cominciano a girare ed i vertici scolastici non possono fare altro che convocare Chikatilo, con il quale viene trovata una soluzione di comodo. Il curriculum del professore sarebbe rimasto immacolato se lui avesse presentato volontariamente le proprie dimissioni. In questo modo la scuola non avrebbe dovuto aprire un'inchiesta imbarazzante per il buon nome dell'istituto stesso e il professore avrebbe facilmente trovato una nuova cattedra altrove. E così vanno infatti le cose. Chikatilo viene assunto in un'altra scuola, l'istituto tecnico 39. Questo nuovo impulso di toccare e palpare però aumenta e la cosa si ripete anche su tram e autobus. Non potendone fare più a meno, Andrej decide di affittare un monolocale per portarci dietro compenso, vagabondi e prostitute per dedicarsi a questa sua mania. Difatti non avrà mai rapporti sessuali con nessuno di loro.
     E' il 22 dicembre 1978 quando si apre il baratro per Chikatilo e comincia il più grande incubo che la cronaca russa abbia finora conosciuto. Chikatilo incontra casualmente per strada una bambina di 9 anni, si chiama Lena Zakotnova. Con i suoi soliti modi gentili comincia a parlare con lei e si incammina al suo fianco. Quando lei le dice che ha urgenza di andare in bagno, la convince a fare sosta a casa sua, a pochi passi da dove erano, dove avrebbe potuto utilizzarlo. Lena accetta ed arrivati al 26 di Mezhevoi Pereulok, viene scaraventata a terra non appena sorpassa la soglia di casa. Le tappa la bocca e le strappa i vestiti di dosso, violentandola. Alla vista del sangue per la perdita forzata della verginità della piccola vittima Chikatilo raggiunge il suo primo vero orgasmo della vita. Ma non è ancora soddisfatto. Comincia infatti a pugnalarla ripetutamente, squarciandole l'addome e devastandole l'area intorno agli occhi (secondo la credenza popolare russa di quei tempi, negli occhi di una vittima rimaneva impresso il volto dell'aggressore). Nonostante sia sconvolto, il futuro mostro di Rostov si organizza e porta quel che rimane del povero cadavere fuori dal monolocale e lo trasporta al fiume dove lo abbandonerà. La piccola Lena viene ritrovata 2 giorni dopo dalla polizia, che apre un'indagine e comincia ad interrogare una rosa di sospetti, tra cui lo stesso Chikatilo, poichè la notte dell'omicidio diversi vicini avevano notato la luce del suo monolocale stranamente accesa fino a tarda notte. Tuttavia l'indagine si conclude velocemente e viene arrestato con l'accusa di omicidio aggravato Aleksandr Kravchenko, resosi già colpevole in passato di crimini sessuali a sfondo violento. E per questo reato, lo stesso Kravchenko verrà poi giustiziato nel 1984.
      Passano 3 anni senza che Chikatilo commetta altri crimini, non ne ha l'occasione, finquando decide di cambiare lavoro e passare dalla tanto agognata carriera di insegnamento ad un lavoro più umile, il commesso viaggiatore. Ma Chikatilo ha scelto questo nuovo impiego proprio per poter viaggiare a lungo, incontrare sempre gente nuova, ed non dover giustificare le notti che passava fuori casa. Ed infatti, sempre nel 1981, commette il secondo omicidio. La vittima è Larisa Tkachenko, una prostituta 17enne, che dopo essere stata avvicinata, accetta di far sesso con lui e lo segue nel bosco. Ma qualcosa va storto. Dopo essersi denudati, Chikatilo non riesce ad avere un'erezione e Larisa lo deride. La furia si scatena immediatamente su di lei ed una tempesta di pugnalate la investe. Mentre la colpisce Chikatilo raggiunge l'orgasmo ed in preda al delirio, strappa con un morso un capezzolo alla giovane vittima. E' un cammino senza ritorno ormai. Il piacere di uccidere è diventato qualcosa a cui è impossibile opporsi, e così comincia la terribile scia di omicidi che cominciano a susseguirsi senza sosta.
     12 giugno 1982, Chikatilo uccide la 13enne Ljuba Birjuk, sul sentiero alberato di Donskoj. Il corpo verrà ritrovato 15 giorni dopo. Il 25 luglio 1982 è la volta di Ljuba Volobueva, 14 anni. 13 agosto 1982, Chikatilo uccide il piccolo Olev Pozidaev, 9 anni, durante un viaggio nella zona di Krasnodar. Dopo soli 3 giorni, il 16 agosto 1982, uccide Olga Kuprina, di 16 anni. Non sarà l'ultimo di quest'anno. 8 settembre 1982, muore per mano del mostro, Ira Karabelnikova, 19 anni, ed una settimana più tardi, il 15 settembre, uccide Sergej Kuzmin, 15 anni. L'ultimo omicidio dell'82, il settimo soltanto in quest'anno, Chikatilo uccide Olga Stalmacenok di 10 anni. Nel 1983 purtroppo si ripeterà con omicidi senza sosta. Giugno 1983, Chikatilo uccide Laura Sarkisjan di 15 anni, il suo cadavere non verrà mai ritrovato. Luglio 1983, uccide Ira Dunenkova, 13 anni e nello stesso mese Ljuba Kucjuba di 24 anni. 8 agosto 1983, la vittima è un maschietto, Igor Gudkov di soli 7 anni. Nell'estate di quest'anno uccide anche una donna di apparente età tra i 17 ed i 25 anni, il cui cadavere verrà La foto del primo arresto di Chikatiloritrovato presso Novosachtinsk, ma non verrà mai identificata. Tra il 19 ed il 30 settembre Chikatilo uccide Valja Cuculina, 22 anni. La scia di sangue è interminabile. Il 27 ottobre 1983 è la triste sorte tocca a Vera Sevkun, di 19 anni e tre mesi dopo, il 27 dicembre 1983 la vittima sarà un ragazzino con problemi di handicap di 14 anni, Sergej Markov. Tuttavia finalmente le autorità sovietiche si rendono finalmente conto che tutte queste morti hanno in comune una cosa, l'assassino. Così in quell'estate del 1983 viene mandato da Mosca un gruppo di investigatori appartenenti alla polizia e al ministero degli interni, capeggiati da Vladimir Kazakov, per indagare sul caso. Da subito si convinsero di avere a che fare con uno psicopatico affetto da problemi mentali gravi, e per questo cominciarono a fare indagini nell'ambiente degli ospedali psichiatrici ed interrogare tutti coloro che potevano corrispondere al profilo che avevano stilato. I frutti non tardano ad arrivare. Vengono infatti arrestati due psicolabili, che sotto pressione degli stessi investigatori, ammettono diversi delitti durante gli interrogatori. Ma questo succedeva tra settembre ed ottobre del 1983. E il 27 di ottobre Chikatilo uccise, come già detto, Vera Sevkun, facendo così scarcerare i due innocenti.
     L'anno peggiore di questa macabra vicenda però sarà quello successivo, il 1984. Oltre a perdere il lavoro per l'accusa di aver rubato della merce che doveva consegnare, in quest'anno Chikatilo stupra, pugnala e uccide ben 15 persone, una vera mattanza degli innocenti. Il 9 gennaio di quell'anno muore per mano del mostro Natalja Shalapinina, 17 anni, il cui cadavere viene ritrovato nel parco degli aviatori in uno stato impressionante. Il corpo è stato devastato dalle pugnalate e l'assassino ha anche asportato il naso ed il labbro della vittima. Nello stesso parco, il 21 febbraio, uccide Marta Rjabenko, 44 anni, la sua vittima più anziana. 24 marzo, a morire sotto le pugnalate di Chikatilo è Dima Ptasnikov di soli 10 anni, uccisa nel quartiere chiamato ATX di Novosachtinsk. A maggio ne uccide due insieme. sono madre e figlia e si chiamano Tania e Sveta Petrosjan, rispettivamente di 32 e 11 anni. La prima a morire fu la madre colpita a sangue freddo con una coltellata nell'orecchio e poi finita a martellate. La figlioletta invece dopo essere stata raggiunta e pugnalata venne decapitata. Il duplice delitto avviene nei boschi intorno a Sachti dove i corpi verranno ritrovati soltanto a luglio, la testa della piccola era distante 5 metri dal corpo. A giugno uccide Elena Bakulina, 22 anni, il cui cadavere viene ritrovato due mesi dopo. Nel solo mese di luglio Chikatilo annienta altre tre vite. Il 10 luglio la funesta sorte tocca a Dima Ilarionov di 13 anni, il 19 luglio viene uccisa Anna Lemeseva di 19 anni e tra il 20 ed il 30 dello stesso mese muore Sveta Tsana di 20 anni, il cui cadavere viene ritrovato nel solito parco degli aviatori. Il mese di agosto conta invece quattro vittime. Il 2 agosto convince la piccola Natasha Golosovskaja di 16 anni, venuta in città per andare a trovare la sorella, a seguirlo per una scorciatoia. Una volta nel parco la assale e la pugnala. Il 7 agosto Chikatilo uccide con macabra crudeltà Ljuba Alekseeva di 17 anni, pugnalandola appositamente in punti del corpo non fatali, morirà dissanguata sulle rive del Don.
     Qualche giorno prima di questo omicidio Chikatilo però aveva trovato un nuovo lavoro come capo dipartimento presso una fabbrica di Rostov. Poteva finalmente ricominciare a viaggiare sui treni e colpire lontano dai soliti posti per attirare meno attenzione su di se. Nella settimana dall'8 al 15 di agosto infatti viene mandato per lavorUna triste foto di alcune vittime di Chikatiloo a Taskent, in Uzbekistan dove in quella sola settimana uccide prima una donna mai identificata, incontrata ed aggredita sul fiume che porta lo stesso nome della città, e decapitata, e qualche giorno dopo uccide Akmaral Sejdalieva, di 12 anni. Purtroppo a quei tempi non c'era ancora un archivio che poteva consentire di scoprire che quei due omicidi erano così maledettamente simili ad una lunga serie che da 5 anni stava terrorizzando l'area di Rostov. Ritornato in patria la scia di sangue non si ferma e Chikatilo il 28 di agosto uccide anche Sasha Chepel, 11 anni, con il suo solito rituale barbaro di pugnalare gli occhi. Il cadavere del piccolo verrà ritrovato in condizioni così atroci che suo padre sviene in obitorio dove si era recato per il riconoscimento. Il 6 settembre 1984, uccide ancora, per la trentaduesima volta. La vittima è Irina Lucinskaja, 24 anni, una ragazza che non disdegnava di andare con uomini maturi e che quindi accetta di seguirlo nel bosco per fare sesso. Il copione già visto più volte si ripete. Dopo essersi stesi sul prato, Chikatilo non riesce ad avere un normale rapporto e nel momento in cui Irina lo deride, la colpisce e la uccide.
     Poteva essere il suo ultimo omicidio. Infatti qualche giorno dopo l'ispettore Aleksandr Zanasovskij è sulle sue tracce. Lo segue discretamente per tutta la notte e nota che continua a girare per la città senza tornare a casa. Cerca di abbordare chiunque e questo insospettisce il poliziotto che, dopo aver notato anche la corrispondenza con l'identikit che aveva tracciato la polizia dopo aver ascoltato una testimone in seguito all'assassinio di Dima Ptasnikov, decide di fermarlo e controllare i suoi documenti. Nella sua borsa viene ritrovato tutto l'armamentario del killer, coltello, corde, martello e così Chikatilo viene arrestato e portato al posto di polizia. Chikatilo viene accusato dei 23 omicidi avvenuti nella zona intorno a Rostov (la polizia non era ancora a conoscenza di altre 9 vittime che poi avrebbe confessato) e sottoposto ad analisi di accertamento, ma il gruppo sanguigno dell'assassino è di tipo AB mentre quello di Chikatilo è di gruppo A. Quindi il sospetto non può essere l'assassino e viene scarcerato. La scienza soltanto qualche anno dopo svelerà che esiste un caso rarissimo in cui il gruppo sanguigno di una persona può essere diverso tra il sangue (prelevato nelle analisi) e lo sperma (le tracce di cui disponevano dalla scena dei crimini). Il 12 dicembre del 1984 il "mostro di Rostov" torna in libertà, trova anche un nuovo lavoro come ingegnere presso la fabbrica Elektrovozostroitelny e diventa più prudente. Ormai sa che la fortuna non potrà mai più essere una seconda volta dalla sua parte, quindi decide di controllare i suoi istinti e non commette altri omicidi fino al 1 agosto, quando per lavoro deve recarsi a Mosca. Qui si sente al sicuro, ma si sbaglia perchè in quei giorni a Mosca è tornato anche il capo della squadra investigativa mandata a Rostov, Vladimir Kazakov. Quel giorno muore Natalja Pochlistova di 18 anni, vicino all'aeroporto di Domoedovo. Quando il corpo viene ritrovato due giorni dopo, le 38 ferite da arma da taglio, soprattutto quelle intorno agli occhi, convincono subito Kazakov che si tratta della stessa mano che sta seminando vittime innocenti a Rostov. Il 27 dello stesso mese, tornato nella sua zona, Chikatilo uccide Irina Guljaeva, 18 anni, una vagabonda ritardata mentale scappata di casa.
     Ma Chikatilo ha paura e dopo questo ennesimo omicidio si ferma e per circa due anni non colpisce più. Fino al 16 maggio del 1987, quando viene mandato per lavoro a Revda, una cittadina ai confini con la Siberia dove, sentendosi al sicuro uccide il tredicenne Olag Makarenkov. In quell'anno ucciderà altri 2 ragazzini e sempre in occasione di viaggi di lavoro. Si tratta di Ivan Beloveckij, 12 anni, ucciso a Zaporozie in Ucraina il 29 luglio e Juri Tereshonok, 16 anni, ucciso a San PAltra foto di Chikatiloietroburgo il 15 settembre, ma il suo cadavere non fu mai ritrovato. La prudenza dimostrata in questi ultimi due anni viene poi a mancare di colpo, sia per la sua ritrovata sicurezza sia per l'aumentare delle critiche nei suoi confronti da parte di tutti sul lavoro. L'unico modo per sfogare la sua rabbia e la sua frustrazione è quella di ritornare ad essere il predatore di uomini che si era dimostrato fino a qualche anno prima. Così ricade in una spirale di omicidi che si fermerà solo nel 1990, quando viene arrestato. Ma prima di allora altre 16 vittime andranno ad allungare l'orrenda lista di cadaveri che aveva dissemminato in tutta l'Unione Sovietica. E più che una lista sembra un bollettino di guerra. Nell'aprile del 1988 viene uccisa una donna che non verrà mai identificata, nei pressi di Krasnyj Sulin. Il 14 maggio uccide Lesa Voronko, di 9 anni, presso la stazione di Ilovajsk. Esattamente due mesi dopo, il 14 luglio pugnala a morte il quindicenne Zenja Muratov nei pressi della stazione di Donleshkoz. La prima delle 5 vittime del 1989 invece è Tatjana Rizova, 16 anni, una ragazza sbandata che viveva per strada e che nel marzo di quell'anno incontra Chikatilo in un bar e comincia a parlargli. Gli chiede da mangiare e da bere in cambio di prestazioni sessuali. Chikatilo non poteva chiedere di meglio e così la invita a casa della figlia che, da quando si era separata dal marito, aveva lasciato la casa temporaneamente vuota. L'epilogo è sempre lo stesso, la violenza è anche maggiore del solito. Dopo averle offerto del cibo, i due provano a far sesso, Chikatilo non riesce e Tatjana inizia ad urlare pretendendo i soldi pattuiti. Una pugnalata la raggiunge in bocca mentre sta ancora urlando, ma è solo la prima di una lunga serie. Per portare il corpo fuori dall'appartamento Chikatilo decide di decapitarlo e di tagliargli gambe e braccia con un grosso coltello da cucina. Poi servendosi di una slitta lo abbandona ancora vicino alle rotaie del treno.
     E' il 10 maggio 1989 quando Sasha Djakonov compie 18 anni, ma la vita che davanti a sè è praticamente finita perchè il giorno dopo a Rostov incontra Chikatilo che lo uccide, pugnalandolo numerose volte. Il 20 giugno a morire sotto i colpi del mostro, a Vladimir, a est di Mosca è Liesa Moiseev, 10 anni, il cui cadavere verrà ritrovato soltanto ad ottobre. Il 19 agosto nei pressi di Rodionovo-Nesvetajskij uccide la prostituta 19enne Elena Varga. La polizia aumenta di giorno in giorno il numero degli agenti impegnati nell'operazione "sentiero nel bosco", e dopo questa 44esima vittima lo aumenta ulteriormente aggiungendo agenti di guardia presso le stazioni più isolate, dopo essersi resa conto che gli ultimi omicidi erano avvenuti tutti nei pressi dei binari o stazioni. Ma alla fine dell'orrore mancano ancora ben 8 vittime. La prima di queste è Andrej Kravcenko di 11 anni, strangolato e pugnalato a Sachti e ritrovato un mese dopo. L'otto marzo 1990 nel giardino botanico di Rostov viene ritrovato il cadavere di Jaroslaw Makarov, 10 anni, scomparso e ucciso il giorno precedente. Il mese successivo, aprile 1990, la vittima è una prostituta trentunenne, uccisa vicino la stazione di Donleshkoz, dove aveva già ucciso la quindicenne Zenja Muratov. E Chikatilo si ripete anche nel giardino botanico di Rostov, uccidendo il 28 luglio Vitja Petrov, di 13 anni. Le ultime quattro vittime del mostro saranno Ivan Fomin, 11 anni, ucciso il 14 agosto, Vadim Gromov, 16 anni, ucciso il 17 ottobre, Vitja Tishcenko, 16 anni, ucciso il 17 ottobre e Sveta Korostik, di 22 anni, uccisa il 30 ottobre del 1990 sempre nei pressi della stazione di Donleshkoz. In quest'ultimo omicidio finalmente la sfortuna volta le spalle a Chikatilo che, uscendo dal bosco, si ferma sulla banchina della stazione per lavarsi le mani ancora sporche di sangue. Viene notato dal sergente Igor Rybakov, che sorveglia quella stazione proprio in merito all'operazione "sentiero nel bosco", il quale lo ferma e gli chiede i documenti. Dopo aver annotato i dati del passaporto di Andreij Romanovich Chikatilo e avregli chiesto per quale motivo si trovasse da quelle parti l'aveva lasciato andare non avendo elementi per trattenerlo. Ma quando una settimana dopo, il 13 novembre 1990 il cadavere straziato di Sveta Korostik viene ritrovato con diverse pugnalate su tutto il corpo, i genitali e i capezzoli asportati, il capo della polizia si ricorda che in quella zona il sergente Rybenko aveva fermato e controllato un sospetto.
     Viene recuperato il rapporto e da quel momento Chikatilo, considerato il probabile mostro viene sorvegliato di notte e di giorno, sperando di coglierlo in flagrante. Ma per troppi anni si era dimostrato troppo astuto per commetere errori, così alle 15.30 del 20 novembre del 1990, come scritto sul rapporto, Andrej Chikatilo viene arrestato dChikatilo ricostruisce la scena di un omicidioavanti ad un bar di Novocerkassk e portato alla centrale di polizia di Rostov senza che questi provi il minimo accenno di ribellione. dieci giorni più tardi, il 30 novembre, viene incriminato formalmente di 36 omicidi ma lui successivamente, quando comincia a collaborare con la polizia, ne confesserà altri 19 a cui non era stato collegato, tra cui il primo, quello di Lena Zakotnova per il quale aveva ingiustamente pagato con la morte un innocente. Alla fine gli investigatori non troveranno prove sufficienti per due omicidi e lo incriminano per 53 omicidi in totale. Chikatilo viene portato in giro per tutta l'Unione Sovietica alla ricerca dei corpi delle vittime che non erano ancora stati recuperati e nel corso di queste operazioni, sotto gli occhi delle telecamere della polizia, ricostruisce con l'aiuto di un manichino anche tutta la scena dell'aggresione omicida. Gli avvocati allora provano subito la strada dell'infermità mentale ed il 20 agosto del 1991, l'imputato viene sottoposto a perizia psichiatrica all'istituto Serbskij di Mosca. L'analisi viene conclusa il 18 ottobre: Chikatilo è dichiarato sano di mente e responsabile delle proprie azioni. Ne erano la prova l'estrema calma e l'organizzazione che riusciva a dimostrare nelle varie occasioni, il fatto che quando si sentiva controllato sapeva fermarsi, il suo modo estremamente sadico che aveva di uccidere, imparando con il tempo ad infliggere le pugnalate in punti dove sapeva che la vittima non sarebbe morta subito, prolungando così la sua agonia. Diversi referti autoptici riportavano che le vittime erano ancora vive quando Chikatilo squarciava i loro ventri e ci affondava le mani dentro.
     Il procChikatilo nella gabbia durante il processoesso più atteso della storia dell'Unione Sovietica comincia il 14 aprile del 1992 nella confusione più totale del tribunale di Rostov. Durante le prime settimane i medici sono in servizio permanente nell'aula sovraffollata, per aiutare i parenti delle vittime che accusavano continui malori alla lettura dei particolari più cruenti. Andreij Chikatilo si presenta con il capo completamente rasato per dare l'impressione del malato di mente. In una dichiarazione spontanea si alzerà in piedi sventolando nella gabbia, in cui era stato messo per evitare il linciaggio dei parenti delle vittime, una rivista pornografica dando la colpa a quelle immagini e al suo organo sessuale inutile (e dicendo questo si calerà i pantaloni davanti a tutti mostrando il pene). Il 14 ottobre il giudice Leonid Akubzhanov dichiara Chikatilo colpevole di 52 omicidi ed una serie di atti di libidine. Non viene condannato per l'omicidio di Laura Sarkisjan, per il quale non ci sono abbastanza prove. La sentenza del 15 ottobre sancisce la condanna a morte.
     All'alba del 15 febbraio 1994 il "mostro di Rostov", Andreij Romanivich Chikatilo, viene giustiziato con un colpo di pistola alla nuca. Sua moglie Fayina e la famiglia verranno trasferiti nella cittadina di Kharkov per motivi di sicurezza.

ALCUNE VITTIME (passa il mouse sulle foto per leggere i nomi)
Lena Zakotnova Iivan Bilovetski Lyuba Biryuk Aleksei Khobotov Natasha Golosovskaja Ivan Fomin
Olga Stalmachenok Yaroslav Makarov Yelena Varga Sergey Markov Lyuba Alekseyeva Vitya Tishchenko

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