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Un'insieme di storie, leggende, e moltro altro che racchiudono mistero e terrore..a breve saranno disponibili nuove storie da far gelare il sangue!
lunedì 12 novembre 2012
JOHN WAYN GACY: il clown killer
JOHN WAYN GACY: il clown killer
Non tante delle persone che lo conoscevano personalmente avrebbero sospettato che John Wayne Gacy, un rispettato membro della camera di commercio di Des Plaines (Illinois), che faceva volontariato presso il vicino ospedale pediatrico travestendosi da "Pogo il clown", un attivista del partito democratico e conosciuto uomo d'affari, sarebbe diventato uno dei più famosi serial killer della storia degli Stati Uniti.
Gacy, era nato all’Edgewater Hospital di Chicago il 17 marzo 1942 in una famiglia operaia. Aveva 1 sorella
maggiore di 2 anni ed un'altra più giovane, anche lei di due anni. A parte un turbolento rapporto con il padre,
l'infanzia di Gacy sembra essere regolare e senza traumi particolari. Il padre era infatti un alcolizzato, incline ad aggredire verbalmente e fisicamente i 3 figli, ma nonostante tutto, per Gacy era una figura importante poichè era l'unica figura maschile in famiglia, e cercava disperatamente di ottenere il suo riconoscimento e le sue attenzioni, senza tuttavia mai riuscirci.
All'età di 11 anni fu colpito violentemente al capo da un'altalena mentre giocava al parco giochi. Iniziò a soffrire da quel momento di frequenti amnesie temporanee finchè, all'età di 16 anni, quando grazie ad una visita per disturbi alla vista, un medico non scoprì un grumo di sangue al cervello che finalmente venne asportato. Alle scuole superiori prova a diplomarsi per 4 anni di seguito senza mai riuscirci, dopodiche abbandona gli studi e lascia anche Chicago per Las Vegas, dove lavora per qualche mese come custode all'obitorio. Tuttavia nella nuova città non riesce ad ambientarsi, non è felice così decide di tornare a Chicago.Nei primi anni '60 si iscrive al college dove scopre di avere un gran talento come venditore. Dopo essersi diplomato va a lavorare come praticante in un negozio di scarpe di Chicago, il "Nunn Bush Shoe", ma in breve tempo, grazie alle sue eccellenti capacità, viene trasferito a Springfield per dirigere un negozio di abbigliamento maschile, dove rimane per circa un anno. Nel 1964 sposa una collega, Marilyn Myer, e ben presto gli sposini si trasferiscono in Iowa, precisamente a Waterloo, città dove vivono i genitori di Marylin. A convicerli a spostarsi è la proposta del suocero di Gacy, che gli offre un posto nel ristorante di famiglia.
Un anno più tardi, nel 1965, muore il padre di Gacy. Nel 1966, su richiesta del suocero, Gacy prende la gestione del ristorante, diventando in poco tempo un membro della comunità ben conosciuto e stimato per le sue capacità imprenditoriali. Ma le cose non andranno sempre bene e due anni più tardi, nel 1968, il futuro serial killer viene arrestato per la prima volta. L'accusa è quella di aver costretto un giovane ragazzo, impiegato presso il ristorante, ad avere atti omosessuali con lui. La notizia viene accolta con enorme sorpresa da tutti quelli che conoscevano Gacy come un amorevole papà di 2 bambini, e soprattutto da sua moglie Marylin. In seguito alla sentenza di colpevolezza per il reato di sodomia, che condannava il marito alla pena di 10 anni da scontare nel riformatorio maschile di Anamosa (Iowa), chiede il divorzio ed il divieto per Gacy di rivedere i due suoi figli, e chiedendogli inoltre di considerare sia lei che i suoi due figli, morti da quel momento in poi.
Il 18 ottobre del 1971, dopo soltanto 18 mesi di detenzione, Gacy viene rilasciato sulla parola e ritorna a Chicago, dove 8 mesi più tardi, nel febbraio del 1972 viene nuovamente arrestato con l'accusa di tentata violenza carnale ai danni di un giovane gay che l'aveva denunciato alla polizia, riferendo che Gacy gli aveva offerto un passaggio alla stazione degli autobus, ed una volta a casa aveva cercato di costringerlo a far sesso con lui. Le accuse, tuttavia vennero ritirate dopo che il ragazzo non si presentò all'udienza.
Poco tempo dopo esser tornato a Chicago, Gacy ricomincia una nuova vita. Inizia a lavorare come appaltatore edilizio e tre anni più tardi, nel 1975, apre una propria impresa, la PDM contractors. Inoltre nel mese di luglio dello stesso anno sposa una donna da poco divorziata, e con l'aiuto economico della madre, si trasferisce a Des Plaines, una zona medio borghese di Chicago. Il suo talento per gli affari continuava a confermarsi. Si fece pubblicità attraverso il giornale di Des Plaines, diventando famoso nella zona ed acquisendo diversi contratti, grazie a prezzi inferiori alle richieste dei suoi diretti concorrenti. Per tenere i costi sotto controllo, Gacy assumeva ragazzi adolescenti a lavorare per lui. Cinque di questi divennero poi sue vittime. La stima della comunità nei suoi confronti cresceva di giorno in giorno. Gacy nel suo tempo libero era solito infatti organizzare delle feste per amici e vicini di casa, e spesso si recava al vicino ospedale, vestendo i panni di Pogo il clown, per divertire i piccoli pazienti. Era inoltre responsabile di zona del partito democratico, incarico che gli valse una foto, diventata poi famosa, di fianco alla first lady Rosalyn Carter, moglie dell'allora presidente degli Stati Uniti. Soltanto un anno dopo il loro matrimonio, nel marzo del 1976, la sua seconda moglie chiese il divorzio sentendo che non sarebbe più riuscita a gestire il comportamento imprevedibile del marito e, soprattutto, perchè non approvava la sua crescente ossessione per riviste pornografiche di genere omosessuale.
Il 12 dicembre del 1978, le attenzioni dell apolizia si concentrarono ancora una volta su Gacy. Robert Priest, un giovane magazziniere alla farmacia Nasson di Des Plaines, scomparve misteriosamente e lui era stata l'ultima persona ad averlo visto. Quando gli investigatori fecero un breve controllo del suo passato, furono sorpresi nello scoprire che questo uomo stimato e rispettato, era già stato condannato per atti di libidine e sodomia nei confronti di giovani ragazzi. Con queste informazioni riuscirono quindi ad ottenere un mandato di perquisizione della sua abitazione. Durante la perquisizione, gli agenti si introdussero, strisciando al suolo, nell'intercapedine posta sotto la casa, guidati da un fetido odore che proveniva da quella direzione, ma attribuendo la causa ad un guasto del sistema fognario, tornarono alla centrale senza approfondire. Senza avere quindi nessuna prova di incriminazione, gli inquirenti cominciarono comunque ad analizzare i reperti sequestrati, scoprendo con stupore che tra gli oggetti al vaglio, c'era anche un anello appartenente ad un altro ragazzo misteriosamente scomparso un anno prima. Inoltre, scoprirono di aver confiscato anche una ricevuta, appartenuta ad un collega di Robert Priest, che l'aveva data a Robert il giorno prima della sua scomparsa. Con queste nuove informazioni, la polizia iniziò a realizzare che il caso che avevano per le mani si stava gonfiando in maniera imprevista, e sulla base di tutto questo non fu difficile ottenere un nuovo mandato di perquisizione.
Il 22 dicembre del 1978, Gacy, intuendo che il suo oscuro passato stava per diventare di dominio pubblico, si recò alla polizia per confessare. Agli investigatori che raccolsero la deposizione dichiarò "Ci sono quattro John.." puntando subito sulla personalità multipla. Più tardi spiegò che esisteva John l'imprenditore, John il clown, John il politico, ma che esisteva una quarta persona, Jack Hanley, che era responsabile di tutto il male che aveva commesso. Nella sua confessione Gacy dichiarò agli investigatori che il primo omicidio lo commise nel gennaio del 1972, ed il secondo due anni più tardi, nel gennaio del 1974. Come spiegò lui stesso, il suo modus operandi consisteva nel mettere un paio di manette alle sue vittime, e per riuscirci utilizzava il tuo personaggio da clown, dichiarando loro che voleva fare una dimostrazione di un trucco per liberarsi facilmente dalle manette stesse. Pensando di stare per assistere ad un simpatico gioco di prestigio, le ignare vittime accettavano tranquillamente di farsi ammanettare. Fatto questo Gacy stuprava i ragazzi e al tempo stesso li uccideva strangolandoli con una corda al collo. Ammise inoltre che alcune volte aveva nascosto per diverse ore i corpi sotto il letto prima di seppellirli nell'intercapedine della casa. Alla fine Gacy diede completa e volontaria ammissione di più di due dozzine di omicidi, indicando anche in modo dettagliato il posto preciso di dove erano stati seppelliti 28 ragazzini da lui stuprati ed uccisi. Altre cinque vittime invece furono buttati nel fiume. Solo ad alcune domande non riuscì a rispondere, ribattendo agli investigatori "Dovete chiedere a Jack per questo..".
Meno di un'ora dopo che gli scavi sotto la casa di Gacy cominciarono, venne ritrovato il primo cadavere. Mentre i giorni e le settimane passavano, il numero però cominciò a crescere, così come l'attenzione dei media intorno alla vicenda. Alcune delle vittime erano state ritrovate una di fianco all'altra, così vicine che la polizia ritenne che probabilmente erano state uccise o seppellite insieme. Alla fine di gennaio la polizia e la squadra che aveva provveduto agli scavi, avevano svuotato l'intera intercapedine sotto la casa, riesumando in totale 27 cadaveri. Gli scavi avevano impegnato diverso tempo per via del terreno ghiacciato ed il freddo invernale. Nel frattempo che gli scavi proseguivano, erano stati ritrovati anche 4 cadaveri nel fiume, che erano stati collegati subito a Gacy, per via di documenti ed altri effetti personali che erano stati ritrovati in casa del killer durante la perquisizione. Dopo la riesumazione, procedendo all'identificazione dei corpi, la polizia si rese conto che si trattava di vittime di sesso maschile, nella stragrande maggioranza adolescenti, tranne qualche ragazzo che aveva superato i vent'anni. Si trattava per lo più di ragazzini che si prostituivano frequentando il locale gay "Bunghouse Square" di Chicago, ma tra loro c'era anche qualche ragazzo scomparso senza nessuna apparente ragione, più almeno 5 impiegati alla PDM Contracting, la ditta di cui Gacy era titolare. Con molta sorpresa però, proprio il corpo di Robert Piest, per la cui scomparsa la polizia aveva concentrato le sue attenzioni su Gacy, non era stato ritrovato. Soltanto nell'aprile del 1979 venne alla luce nelle acque del fiume Illinois e, anche per lui l'autopsia stabilì che venne ucciso per strangolamento.
Un altro particolare venne poi reso noto dalla polizia. Subito dopo la conclusione degli scavi ed il ritrovamento dei cadaveri, due ragazzi si erano spontaneamente presentati alla polizia, separatamente, per raccontare la loro esperienza per la quale si ritenevano molto fortunati. Entrambi, nel dicembre del 1977, avevano incontrato Gacy e sotto minaccia di una pistola erano stati storditi con il cloroformio, torturati, frustati e stuprati. Poi, per una ragione nota solo al killer, la loro vita era stata risparmiata. Per paura o imbarazzo i due ragazzi decisero di non sporgere denuncia all'epoca in cui i fatti si svolsero.
Il processo per gli omicidi di John Wayne Gacy cominciò il 6 febbraio del 1980 presso il "Cook County Criminal Courts Building" di Chicago. durante le 5 settimane di dibattimento la duifesa e l'accusa chiamarono a testimoniare oltre 100 testimoni. La difesa puntò sull'insanità di mente al omento degli omicidi, mentre l'accusa rigettava questa ipotesi chiedendo la pena di morte. La sentenza arrivò in sole due ore. John Wayne Gacy fu condannato a morte per gli omicidi di 33 persone, il 13 marzo del 1980 e rinchiuso in attesa dell'esecuzione nel "Menard correctional Center, in Illinois. Quattordici anni, venne trasferito nel penitenziario di Statesville il 9 maggio del 1994. gli venne servito un ultimo pasto a base di pollo e patatine fritte, coca cola e torta di fragole. Poco dopo mezzanotte, era già il 10 maggio, Gacy venne ucciso con un'iniezione letale.
ALCUNE VITTIME
JEFFERY DAHMER: il cannibale di milwaukee
JEFFERY DAHMER: il cannibale di milwaukee
A differenza della maggior parte dei serial killer, Jeffrey Dahmer non è cresciuto in una di quelle famiglie disagiate ed emarginate, in cui spesso i figli subiscono le frustrazioni dei genitori, attraverso violenze fisiche ripetute. La famiglia Dahmer era invece una famiglia borghese, dalle condizioni economiche anche abbastanza agiate, in cui la violenza non faceva parte della vita quotidiana. Non la violenza fisica per lo meno. Jeffrey Dahmer nasce il 21 maggio del 1960, alle 16 e 34 all'Evangelical Deacons Hospital di Milwaukee, da Lionel Dahmer e Annette Joyce. Il padre Lionel è un affermato chimico, dal carattere taciturno e dal temperamento freddo e distaccato. La madre Annette invece era una centralinista, divenuta poi casalinga, con un carattere opposto a quello del marito. Era infatti iper-emotiva e fortemente egocentrica, sempre pronta a lamentarsi pur di essere al centro delle attenzioni del marito. La gravidanza che portò alla luce Jeffrey fu difficile per Annette e dalla nascita del primogenito, ne scaturì una violenta depressione post-parto che la segnò per tutti gli anni a venire, e che la costrinse ad abbandonare il posto di lavoro. E' in questo periodo che cominciano i continui litigi tra Lionel e Annette, per via della loro profonda differenza di carattere. Lionel passava gran parte del suo tempo in laboratorio a seguire le sue ricerche e Annette, bravissima nell'autocommiserazione, non mancava di farglielo notare di volta in volta, pretendendo sempre le cure da parte del marito.
Il primo ricordo dell'infanzia di Jeffrey risale all'età di 4 anni, quando dopo aver già sofferto di una otite ed una leggera polmonite, si rende necessario un intervento chirugico per l'asportazione di un'ernia inguinale. Jeffrey riferirà diverse volte durante gli interrogatori e le sedute del processo, che l'unica cosa che non avrebbe mai dimenticato era quel bruciore intenso al risveglio dall'anestesia, e la convinzione di essere stato castrato. Il lavoro del padre costringe la famiglia Dahmer a continui trasferimenti, così nel corso degli anni Jeffrey non riuscirà mai a stringere un vero rapporto di amicizia con nessun coetaneo, sviluppando un carattere solitario e malinconico. I litigi continui poi dei genitori aumentano la chiusura in se stesso in modo irreparabile. A 5 anni inizia a sviluppare una morbosa passione per gli animali, e come dirà poi in seguito, anche la curiosità di vedere "come erano fatti dentro".
Il 1966 fu un anno importante per tutta la famiglia Dahmer. La depressione della madre aumentò ancora, ed ormai Annette era schiava dei medicinali, che prendeva in quantità sempre più massicce, senza esitare a raddoppiare le dosi se questi non avevano l'effetto da lei sperato. Passava le giornate a letto, così Lionel era anche costretto a far la spesa dopo il lavoro. Jeffrey intanto cresceva sempre più trascurato. Inoltre sempre nello stesso anno, la madre rimase incinta per la seconda volta. Contemporaneamente Lionel finì il suo dottorato e trovò posto come ricercatore in Ohio. Questo significò quindi un nuovo trasferimento. Per Jeffrey questo voleva dire cambiare ancora scuola e dover lasciare tutti i suoi animaletti. L'escalation fu repentina. A 9 anni era solito disegnare continuamente scheletri umani, che chiamava "uomini stecco". Durante un pranzo in famiglia, mentre mangiava il pollo chiese al padre di mettere le ossa in una vaschetta con la candeggina "per vedere cosa sarebbe successo". Il padre, accortosi che comunque il bambino cresceva con un carattere chiuso, decise di accontentarlo, entusiasta del fatto che il figlio esprimesse almeno un interesse verso le scienze biologiche.
A 13 anni, dopo un ulteriore trasferimento della famiglia, viveva in una casa vicino ai boschi. Ed era proprio qui che Jeffrey aveva messo su un vero e proprio cimitero degli animali. Era qui che portava scoiattoli, ratti e qualsiasi animale morto per sezionarlo e conservare gli scheletri in vasetti pieni di formaldeide. Fu in questo periodo che iniziò anche a commettere degli scherzi macabri ai suoi compagni di classe, facendo trovare loro teste mozzate di animali davanti all'ingresso di casa, oppure era solito inchiodare i corpicini martoriati e scuoiati sugli alberi. Ed è sempre in questo periodo, che subisce ripetuti abusi sessuali da parte di un vicino di casa molto più grande di lui, abusi di cui però non farà mai parola con i genitori, e che si porterà dentro, sviluppando altro rancore ed una latente omosessualità. A 14 anni avrà poi il primo rapporto omosessuale della sua vita con un ragazzo del quartiere, con il quale scoprirà anche l'uso e l'abuso di alcolici che lo accompagnerà per tutta la vita.
Arriva poi il 1978, un anno cruciale per Jeffrey. Per due motivi. In quest'anno avviene l'inevitabile separazione dei genitori ed il primo omicidio di quello che poi sarà ricordato dalle cronache come il "cannibale di Milwaukee". Da tempo ormai Jeffrey aveva fantasie erotiche estreme, frequentava assiduamente negozi specializzati in articoli erotici per uomini e comprava riviste che ritraeva uomini nudi. Praticava la masturbazione quotidianamente fino ad arrivare a 3 volte al giorno. Approfittando dell'assenza dei genitori quindi, decise di andare a fare un giro in auto. Quella serà caricò in macchina un autostoppista, Stephen Hicks, di 19 anni, e gli offrì di andare a bere della birra a casa sua. Hicks accettò, ma poi verso fine serata, quando disse che era ora di andar via, la situazione precipitò. Jeffrey gli chiese di restare ancora un pò e, quando l'altro rifiutò, lo tramortì con una sbarra di metallo e lo strangolò. Subito dopo si spogliò, masturbandosi con il cadavere prima di smembrarlo e portarlo nell'intercapedine sotto la casa ed abbandonarlo li.
Passarono nove anni prima del secondo omicidio. Le fantasie non poterono essere messe in atto perchè Jeffrey era in Germania, arruolato nell'esercito, ma poi fu congedato per via dei suoi problemi legati all'alcool.Tornato negli Stati Uniti, con i genitori separati da anni ormai, andò a vivere a casa della nonna. Ed il 15 settembre del 1987 commise il suo secondo omicidio. Dopo essere stato a letto in albergo con il 24enne Stephen Toumi, lo strangolò. Poi riuscì a trasportare il cadavere in macchina occultandolo in una valigia. Arrivato a casa della vecchia nonna, lo smembrò nel seminterrato di casa e mise i diversi pezzi del cadavere in sacchetti della spazzatura, che abbandonò ai bordi della strada, per farli portare via dagli addetti della nettezza urbana. Da questo momento non si fermò più, gli omicidi si susseguirono a catena, ed il rituale diventava sempre più macabro. Tra il 1988 ed il 1991 commise altri 15 omicidi.
Nella tarda serata del 17 gennaio 1988, incontrò un ragazzo di nome James Doxtator e lo uccise nella casa di sua nonna a West Allis. Il giorno dopo la madre di James avrebbe denunciato la scomparsa. Circa due mesi dopo, il 27 marzo 1988, Jeffrey Dahmer incontrò Richard Guerrero, ispanico 23 enne, e lo uccise ancora in casa di sua nonna. Per l'omicidio successivo ci volle quasi un anno. Era il 25 marzo del 1989 quando in un bar chiamato "La Cage", verso l'ora di chiusura, Jeffrey Dahmer incontrò Anthony Sears, 24enne di colore e Jeffrey Connor. Anthony accettò di seguire Dahmer a casa di sua nonna, dove fu poi ucciso. Il suo teschio, lo scalpo ed i genitali furono ritrovati ancora in casa, dalla polizia, quando Dahmer venne arrestato più di due anni dopo. Ma la lunga scia di cadaveri era ancora lontana dal fermarsi, anzi, dall'omicidio successivo Dahmer cominciò a colpire con una frequenza serrata.
20 maggio 1990, Dahmer incontra Raymond Smith, 33enne di colore, lo porta a casa dove viene drogato e strangolato. Uno dei teschi dipinti, ritrovati in casa fu accertato che appartenesse proprio a lui.
24 giugno 1990, conosce al "Phoenix" Edward Smith, 27enne di colore. I due vanno in taxi fino a casa di Dahmer. Li avranno un rapporto orale, dopo di chè Smith verrà drogato e strangolato. I suo resti non saranno mai ritrovati.
Settembre 1990, Dahmer entra in ua libreria gay sulla 27esima strada, si mette a parlare con un giovane di Chicago, Ernest Miller. I due si recano a casa di Dahmer, dove Miller viene ucciso. Il suo teschio, come quello di Raymond Smith, viene ritrovato tra quelli dipinti che Jeffrey conservava in casa. Lo scheletro fu conservato per intero e servì a Jeffrey per atti di libidine che ebbe successivamente. Entrambi i resti fuorno ritrovati dalla polizia, la sera dell'arresto.
Ottobre 1990, Jeffrey incontra e convince ad andare a casa sua, David Thomas, 22enne nero. dopo averlo drogato lo uccide, si masturba sul cadavere che poi sezionerà, fotografando i diversi passaggi della macabra operazione. I resti di Thomas non furono mai ritrovati, ma la sorella della vittima riconobbe il fratello proprio in quelle foto scattate durante il sezionamento.
17 febbraio 1991, ore 16, Dahmer incontra un 17enne nero, Curtis Straughter. Alla vittima riserva lo stesso macabro trattamento delle precedenti. Viene strangolato con una striscia di cuoio e poi sezionato. Vengono conservati il teschio, le mani ed i genitali, che Dahmer fotografa. Il riconoscimento avvenne grazie alle impronte dentali del teschio dipinto, ritrovato in casa la sera dell'arresto.
7 aprile 1991, stessa libreria gay sulla 27esima strada dove fu adescato Erroll Lindsey. Dahmer incontra il 19enne di colore Erroll Lindsey. Stessa tecnica e stessa sorte delle vittime precedenti. Lindsey viene drogato con sonniferi disciolti nella birra e poi strangolato. Il cadavere viene scuoiato e la pelle conservata per diverse settimane. L'identificazione fu possibile attraverso le impronte dentali del teschio, ritrovato nel suo appartamento.
24 maggio 1991. Al "219 club" Dahmer incontra Tony Hughes, 32enne di colore e sordomuto. Sebbene Hughes sia capace di leggere le labbra, i due comunicano scambiandosi bigliettini. Poi si recano a casa di Dahmer, dove ha inizio il solito rituale. Hughes viene drogato e strangolato. Dopo aver compiuto atti di libidine sul cadavere, questo viene abbandonato per tre giorni sul letto in camera sua. Il riconoscimento avvenne ancora tramite le impronte dentali di uno dei teschi ritrovati in casa Dahmer.
27 maggio 1991. E' la volta di Konerak Sinthasomphone, figlio 14enne di immigrati del Laos. Jeffrey lo incontra davanti al centro commerciale "Grand Avenue Mall" e gli offre del denaro per seguirlo a casa. Konerak accetta di posare in mutande per delle foto erotiche prima di venire drogato. Ma capisce che qualcosa non quadra. Riesce a rendersi conto di aver ingerito delle droghe, così prende in mano tutte le sue forze e riesce a scappare nella notte. Sono quasi le due quando viene notato dalle 18enni Sandra Smith e Nicole Childress. Le ragazze chiamano la polizia che interviene immediatamente alla segnalazione di una ragazzino nudo che corre per la strada. Quando i poliziotti lo fermano Konerak riferirà in evidente stato confusionale dello strano ragazzo biondo, e di come lo avesse attirato in casa. Gli agenti decidono di andare a dare un'occhiata, ma si concluderà con un nulla di fatto. Konerak viene fatto sedere sulla poltrona e Jeffrey dirà loro che si tratta solo di una scaramuccia tra fidanzati, e che il suo ragazzo aveva bevuto un pò troppo. L'aspetto mite di Dahmer e il suo modo di vestire convincono i due agenti che Konerak, in effetti, abbia esagerato con l'alcool, e non volendo mettere il dito in discussioni tra omosessuali, lasciano la casa tra le scuse di Jeffrey per il falso allarme. Konerak morirà stranglato come tutti gli altri.
30 giugno 1991. Dahmer uccide ancora. Si reca a Chicago per la parata dell'orgoglio gay e qui incontra alla fermata dell'autobus, il 20enne Matt Turner. Matt accetta di seguire il bel ragazzo appena conosciuto fino a casa sua a Milwaukee. Qui troverà la morte per strangolamento. Verrà poi sezionato e la sua testa ritrovata nel congelatore, così come i suoi organi che erano attaccati al fondo dello stesso. Il busto invece verrà ritrovato nel grosso barile blu in camera sua.
6 luglio 1991. Sempre a Chicago, al "Carol's gay Bar" Jeffrey incontra il 23enne portoricano di origini ebree Jeremiah Weinberger. I due vanno in corriera fino a Milwakee. Il giorno dopo viene denunciata la scomparsa di Jeremiah, ma questi è ancora vivo. Come già aveva fatto ad altre vittime, dopo essere stato drogato, Dahmer gli aveva praticato con un trapano un piccolissimo foro in testa, rendendolo così innocuo e completamente ridotto allo stato vegetativo. In questo modo Dahmer poteva praticare tutte le sue fantasie sessuali perverse, senza alcuna protesta da parte della vittima. Jeremiah morì soltanto il terzo giorno. La sua testa era tra quelle conservate nel grosso congelatore, ed il suo busto insieme a quello di Matt Turner, nel barile blu in camera sua.
15 luglio 1991. Ancora sulla 27esima strada, Dahmer incontra Oliver Lacy, 24enne di colore. Lacy viene drogato e strangolato. Il suo cadavere viene fotografato in varie pose, prima e dopo essere stato decapitato. La sua testa viene ritrovata insieme allo scheletro nel congelatore. Il suo cuore invece, è nel frigorifero.
19 luglio 1991. Erano passati solo 4 giorni dall'ultimo omicidio quando Jeffrey Dahmer incontra un giovane bianco, Joseph Bradehoft, dell'Illinois. La sua sorte non fu diversa. Drogato e strangolato. Il cadavere viene abbandonato per due giorni sul suo letto prima di essere smembrato. La testa fu trovata nel freezer mentre il torace insieme ad altri due, nel barile blu.
L'interminabile scia di sangue ebbe finalmente fine la sera del 22 luglio 1991, quando Dahmer portò a casa un ragazzo di colore 32enne, Tracy Edwards, che aveva conosciuto pochi giorni prima davanti al centro commerciale. Quella sera due agenti di pattuglia si videro comparire davanti alla loro macchina un giovane nudo, con un paio di manette che penzolava da un polso. Dopo averlo bloccato, insospettiti da quella manetta, decisero di credere alla storia che il ragazzo stava raccontando. si recarono così a casa di Dahmer, il ragazzo che secondo Edwards l'aveva ammanettato con l'intento di ucciderlo. Arrivati a destinazione, i due agenti si trovarono di fronte ad un bel ragazzo biondo, ben vestito e dai modi gentili. Ma il fetore che proveniva dall'interno era troppo forte, così i poliziotti entrarono di forza nell'appartamento, decisi a dare un'occhiata. Non immaginavano minimamente cosa si sarebbero trovati di fronte. Tre teste umane nel congelatore, quattro teschi dipinti su uno scaffale ed altri sparsi per la casa, organi umani all'interno di un grosso congelatore, insieme a mani e uno scheletro. Ancora, 3 torsi umani nel barile.
Il processo si svolge davanti ad un impassibile Dahmer, nel 1992 e vede l'imputato condannato a 15 ergastoli, per un totale minimo di 936 anni di reclusione da scontare. A Jeffrey gli viene proposta la custodia protettiva in virtù delle svariate minacce di morte che gli sono pervenute, ma lo stesso Dahmer rifiuta. Viene così ucciso il 28 novembre del 1994 da un altro detenuto squilibrato, Christofer Scarver, che gli sfonda il cranio con una sbarra di ferro uccidendolo all'istante. Scarver dichiarerà poi di essere il figlio di Dio e di aver agito "su ordine del Padre".
LE VITTIME
ANDREJ ROMANOVIC CHIKATILO: Il cannibale di Rostov
ANDREJ ROMANOVIC CHIKATILO: Il cannibale di Rostov
Anche l'ex Unione Sovietica, nonostante la profonda diversità di cultura e società, ha prodotto i suoi serial killer, probabilmente molti di più di quelli che noi conosciamo, data la totale chiusura di quel regime totalitario. Ma nel momento in cui la prima casistica di omicidi seriali è venuta alla luce, lo ha fatto in modo traumatico per molte coscienze, che ancora oggi sono incredule davanti ad una storia del genere, davanti alla storia di Andrej Romanovic Chikatilo.
E' il 16 ottobre del 1936 quando il piccolo Andrej viene dato alla luce nel piccolo villaggio di Yablocnoe, nella regione ucraina di Sumskij, un villaggio sviluppatosi, come molti altri, intorno al pozzo comunale e che al tempo degli zar era anche divenuto ricco. Dagli anni '30 però, con l'avvento del regime sovietico e a causa di una tremenda carestia, si era impoverito pesantemente. Nonostante però il declino dell'economia, Andrej non nasce in una famiglia estremamente povera poichè suo padre Roman, si era ben adattato al nuovo modello sociale sovietico e si era messo a coltivare la terra che lo stato gli aveva fornito. Anche sua madre, dopo la nascita della loro primogenita Tatjana, era tornata ad aiutare con impegno il marito nei campi. Tuttavia l'infanzia di Andrej Romanovich presenta subito dei problemi a livello caratteriale. Fin dai primi giorni alle scuole elementari sono infatti evidenti le sue difficoltà a socializzare a causa della sua estrema timidezza, ha un carattere introverso ed è convinto da subito che i suoi compagni di classe volessero sempre picchiarlo. Inoltre viveva in costante ansia che loro potessero scoprire i suoi difetti fisici, la miopia e l'enuresi (vedi sezione "segnali pericolosi" alla pagina "cos'è un serial killer?"). Ma era soprattutto la miopia che veniva vissuta con angoscia. Andrej era convinto che fosse colpa sua e, per non farsi sgridare, non disse mai nulla ne ai suoi genitori ne agli insegnanti. Incredibilmente il suo primo paio di occhiali lo indosserà all'età di 30 anni.
Il primo trauma psicologico, invece, lo subirà all'età di 5 anni per via di sua madre che era solita raccontargli che anni prima, nel 1934, durante la carestia, un suo cugino era scomparso per sempre e che questi era stato mangiato dagli abitanti del villaggio sempre più allo stremo per la fame. Questa immagine di cannibalismo, unita alle frequenti scene di cadaveri insanguinati o smembrati lasciati per strada (era il 1941 e la seconda guerra mondiale era cominciata ormai), segneranno pesantemente la psiche del bambino Andrej, che non a caso poi svilupperà fantasie necrofile. Suo padre è tra i militari che vengono chiamati al fronte, ma viene catturato quasi subito dai nazisti. Sarà liberato alla fine della guerra dagli americani, ma anzichè venire accolto come eroe di guerra (come i suoi stessi racconti volevano far credere), viene considerato da tutti una vera vergogna, e cosa ancora più grave, un pericolo per l'Unione Sovietica da parte del regime che non vedeva di buon occhio chi era stato così tanto tempo a contatto con il nemico.
Durante l'adolescenza, Andrej, si dedica completamente allo studio della dottrina comunista, non fa che leggere testi di Engels, Marx e Lenin, impara tutto a memoria e studia con un fervore quasi fanatico. A 16 anni viene nominato direttore del giornalino scolastico e gli viene affidato l'importante compito di leggere l'articolo ufficiale della Pravda, il giornale di governo, sulla morte di Stalin. Tuttavia, queste mansioni ritenute di un certo livello, non riescono a migliorare il suo carattere, anzi si chiude sempre più in se stesso e passa sempre più tempo a studiare, tanto da tentare di iscriversi alla prestigiosa facoltà di legge all'università di Mosca, ma non passa le selezioni. Ripiega per questo sul corso di specializzazione in ingegneria delle comunicazioni. Nel 1955 comincia a lavorare come operaio specializzato nel vicino villaggio di Niznji-Tagil e anche qui, dopo un primo periodo in cui i rapporti con i colleghi sembravano normali, viene emarginato. Nel 1957 parte per il servizio militare dove resterà fino al 1960. Anche questa nuova esperienza, come tutte quelle passate e quelle future, si rivela un disastro per la sua personalità. Andrej viene subito emarginato e tacciato di essere omosessuale perchè, a causa della sua estrema timidezza, non usciva con le ragazze come i suoi commilitoni. Alla fine del servizio militare si trasferisce in un piccolo paesino a nord di Rostov, ma ben presto comincia a sentirsi solo, così convince tutta la sua famiglia a trasferirsi nel suo monolocale. Qui sua sorella Tatjana conosce un giovane del posto, se ne innamora e lo sposa. Lui invece, Andrej, si dedica sempre più spesso alla masturbazione, che diventa per lui una vera ossessione, tanto da non resistere agli impulsi improvvisi che si presentano anche quando è al lavoro. In una di queste occasioni viene scoperto dai colleghi a masturbarsi nel bosco dietro un albero, venendo ancora una volta deriso da tutti.
All'età di 27 anni è uno dei pochi, per quel tempo, a non essersi ancora sposato, così sua sorella comincia a preoccuparsi per lui e si da da fare, facendogli conoscere Fayina. A lei piace subito perchè Andrej si dimostra sempre gentile, educato, aveva un lavoro e soprattutto, cosa non frequente, non era dedito all'alcool. Lui è estremamente timido ma pian piano i due si frequentano e si sposano con rito civile nel 1963. Come previsto però i loro rapporti intimi non hanno grosso successo e quindi lui ricomincia a dedicarsi quasi completamente al partito comunista, a cui intanto si era iscritto qualche anno prima. In quei pochi e saltuari rapporti in cui lui riesce ad avere un'erezione, Fayina resta incinta prima della primogenita Ljudmila, che nasce nel 1967 e successivamente di Yuri che nasce nel 1969. Intanto però i suoi studi continuano e finalmente nel 1971 riesce ad ottenere la tanto sperata laurea in lingua e letteratura russa, divenendo poi insegnante presso la scuola di Novosachtinsk. A tutti però è subito palese che non è portato per quel lavoro dove ci vuole fermezza e un pò di autorità. Andreji viene deriso già dal primo giorno da tutti gli alunni, lo prendono in giro senza che lui riesca a dire una sola parola. Ma qualcosa accade purtroppo. Andreji si rende conto di provare una certa attrazione verso i bambini e così, pian piano, comincia a guardarli con un certo interesse e poi passa a pesanti palpeggiamenti. Un giorno, in uno dei pochissimi casi in cui riesce ad imporre la sua autorità, trattiene una alunna e, dopo averle detto che meritava una punizione, la picchia con un righello sul sedere e si accorge che con l'aumentare delle urla, aumenta anche la sua eccitazione, al punto che finisce per eiacularsi nei pantaloni. L'accaduto non viene denunciato dai genitori della bambina, ma dopo qualche tempo le voci cominciano a girare ed i vertici scolastici non possono fare altro che convocare Chikatilo, con il quale viene trovata una soluzione di comodo. Il curriculum del professore sarebbe rimasto immacolato se lui avesse presentato volontariamente le proprie dimissioni. In questo modo la scuola non avrebbe dovuto aprire un'inchiesta imbarazzante per il buon nome dell'istituto stesso e il professore avrebbe facilmente trovato una nuova cattedra altrove. E così vanno infatti le cose. Chikatilo viene assunto in un'altra scuola, l'istituto tecnico 39. Questo nuovo impulso di toccare e palpare però aumenta e la cosa si ripete anche su tram e autobus. Non potendone fare più a meno, Andrej decide di affittare un monolocale per portarci dietro compenso, vagabondi e prostitute per dedicarsi a questa sua mania. Difatti non avrà mai rapporti sessuali con nessuno di loro.
E' il 22 dicembre 1978 quando si apre il baratro per Chikatilo e comincia il più grande incubo che la cronaca russa abbia finora conosciuto. Chikatilo incontra casualmente per strada una bambina di 9 anni, si chiama Lena Zakotnova. Con i suoi soliti modi gentili comincia a parlare con lei e si incammina al suo fianco. Quando lei le dice che ha urgenza di andare in bagno, la convince a fare sosta a casa sua, a pochi passi da dove erano, dove avrebbe potuto utilizzarlo. Lena accetta ed arrivati al 26 di Mezhevoi Pereulok, viene scaraventata a terra non appena sorpassa la soglia di casa. Le tappa la bocca e le strappa i vestiti di dosso, violentandola. Alla vista del sangue per la perdita forzata della verginità della piccola vittima Chikatilo raggiunge il suo primo vero orgasmo della vita. Ma non è ancora soddisfatto. Comincia infatti a pugnalarla ripetutamente, squarciandole l'addome e devastandole l'area intorno agli occhi (secondo la credenza popolare russa di quei tempi, negli occhi di una vittima rimaneva impresso il volto dell'aggressore). Nonostante sia sconvolto, il futuro mostro di Rostov si organizza e porta quel che rimane del povero cadavere fuori dal monolocale e lo trasporta al fiume dove lo abbandonerà. La piccola Lena viene ritrovata 2 giorni dopo dalla polizia, che apre un'indagine e comincia ad interrogare una rosa di sospetti, tra cui lo stesso Chikatilo, poichè la notte dell'omicidio diversi vicini avevano notato la luce del suo monolocale stranamente accesa fino a tarda notte. Tuttavia l'indagine si conclude velocemente e viene arrestato con l'accusa di omicidio aggravato Aleksandr Kravchenko, resosi già colpevole in passato di crimini sessuali a sfondo violento. E per questo reato, lo stesso Kravchenko verrà poi giustiziato nel 1984.
Passano 3 anni senza che Chikatilo commetta altri crimini, non ne ha l'occasione, finquando decide di cambiare lavoro e passare dalla tanto agognata carriera di insegnamento ad un lavoro più umile, il commesso viaggiatore. Ma Chikatilo ha scelto questo nuovo impiego proprio per poter viaggiare a lungo, incontrare sempre gente nuova, ed non dover giustificare le notti che passava fuori casa. Ed infatti, sempre nel 1981, commette il secondo omicidio. La vittima è Larisa Tkachenko, una prostituta 17enne, che dopo essere stata avvicinata, accetta di far sesso con lui e lo segue nel bosco. Ma qualcosa va storto. Dopo essersi denudati, Chikatilo non riesce ad avere un'erezione e Larisa lo deride. La furia si scatena immediatamente su di lei ed una tempesta di pugnalate la investe. Mentre la colpisce Chikatilo raggiunge l'orgasmo ed in preda al delirio, strappa con un morso un capezzolo alla giovane vittima. E' un cammino senza ritorno ormai. Il piacere di uccidere è diventato qualcosa a cui è impossibile opporsi, e così comincia la terribile scia di omicidi che cominciano a susseguirsi senza sosta.
12 giugno 1982, Chikatilo uccide la 13enne Ljuba Birjuk, sul sentiero alberato di Donskoj. Il corpo verrà ritrovato 15 giorni dopo. Il 25 luglio 1982 è la volta di Ljuba Volobueva, 14 anni. 13 agosto 1982, Chikatilo uccide il piccolo Olev Pozidaev, 9 anni, durante un viaggio nella zona di Krasnodar. Dopo soli 3 giorni, il 16 agosto 1982, uccide Olga Kuprina, di 16 anni. Non sarà l'ultimo di quest'anno. 8 settembre 1982, muore per mano del mostro, Ira Karabelnikova, 19 anni, ed una settimana più tardi, il 15 settembre, uccide Sergej Kuzmin, 15 anni. L'ultimo omicidio dell'82, il settimo soltanto in quest'anno, Chikatilo uccide Olga Stalmacenok di 10 anni. Nel 1983 purtroppo si ripeterà con omicidi senza sosta. Giugno 1983, Chikatilo uccide Laura Sarkisjan di 15 anni, il suo cadavere non verrà mai ritrovato. Luglio 1983, uccide Ira Dunenkova, 13 anni e nello stesso mese Ljuba Kucjuba di 24 anni. 8 agosto 1983, la vittima è un maschietto, Igor Gudkov di soli 7 anni. Nell'estate di quest'anno uccide anche una donna di apparente età tra i 17 ed i 25 anni, il cui cadavere verrà ritrovato presso Novosachtinsk, ma non verrà mai identificata. Tra il 19 ed il 30 settembre Chikatilo uccide Valja Cuculina, 22 anni. La scia di sangue è interminabile. Il 27 ottobre 1983 è la triste sorte tocca a Vera Sevkun, di 19 anni e tre mesi dopo, il 27 dicembre 1983 la vittima sarà un ragazzino con problemi di handicap di 14 anni, Sergej Markov. Tuttavia finalmente le autorità sovietiche si rendono finalmente conto che tutte queste morti hanno in comune una cosa, l'assassino. Così in quell'estate del 1983 viene mandato da Mosca un gruppo di investigatori appartenenti alla polizia e al ministero degli interni, capeggiati da Vladimir Kazakov, per indagare sul caso. Da subito si convinsero di avere a che fare con uno psicopatico affetto da problemi mentali gravi, e per questo cominciarono a fare indagini nell'ambiente degli ospedali psichiatrici ed interrogare tutti coloro che potevano corrispondere al profilo che avevano stilato. I frutti non tardano ad arrivare. Vengono infatti arrestati due psicolabili, che sotto pressione degli stessi investigatori, ammettono diversi delitti durante gli interrogatori. Ma questo succedeva tra settembre ed ottobre del 1983. E il 27 di ottobre Chikatilo uccise, come già detto, Vera Sevkun, facendo così scarcerare i due innocenti.
L'anno peggiore di questa macabra vicenda però sarà quello successivo, il 1984. Oltre a perdere il lavoro per l'accusa di aver rubato della merce che doveva consegnare, in quest'anno Chikatilo stupra, pugnala e uccide ben 15 persone, una vera mattanza degli innocenti. Il 9 gennaio di quell'anno muore per mano del mostro Natalja Shalapinina, 17 anni, il cui cadavere viene ritrovato nel parco degli aviatori in uno stato impressionante. Il corpo è stato devastato dalle pugnalate e l'assassino ha anche asportato il naso ed il labbro della vittima. Nello stesso parco, il 21 febbraio, uccide Marta Rjabenko, 44 anni, la sua vittima più anziana. 24 marzo, a morire sotto le pugnalate di Chikatilo è Dima Ptasnikov di soli 10 anni, uccisa nel quartiere chiamato ATX di Novosachtinsk. A maggio ne uccide due insieme. sono madre e figlia e si chiamano Tania e Sveta Petrosjan, rispettivamente di 32 e 11 anni. La prima a morire fu la madre colpita a sangue freddo con una coltellata nell'orecchio e poi finita a martellate. La figlioletta invece dopo essere stata raggiunta e pugnalata venne decapitata. Il duplice delitto avviene nei boschi intorno a Sachti dove i corpi verranno ritrovati soltanto a luglio, la testa della piccola era distante 5 metri dal corpo. A giugno uccide Elena Bakulina, 22 anni, il cui cadavere viene ritrovato due mesi dopo. Nel solo mese di luglio Chikatilo annienta altre tre vite. Il 10 luglio la funesta sorte tocca a Dima Ilarionov di 13 anni, il 19 luglio viene uccisa Anna Lemeseva di 19 anni e tra il 20 ed il 30 dello stesso mese muore Sveta Tsana di 20 anni, il cui cadavere viene ritrovato nel solito parco degli aviatori. Il mese di agosto conta invece quattro vittime. Il 2 agosto convince la piccola Natasha Golosovskaja di 16 anni, venuta in città per andare a trovare la sorella, a seguirlo per una scorciatoia. Una volta nel parco la assale e la pugnala. Il 7 agosto Chikatilo uccide con macabra crudeltà Ljuba Alekseeva di 17 anni, pugnalandola appositamente in punti del corpo non fatali, morirà dissanguata sulle rive del Don.
Qualche giorno prima di questo omicidio Chikatilo però aveva trovato un nuovo lavoro come capo dipartimento presso una fabbrica di Rostov. Poteva finalmente ricominciare a viaggiare sui treni e colpire lontano dai soliti posti per attirare meno attenzione su di se. Nella settimana dall'8 al 15 di agosto infatti viene mandato per lavoro a Taskent, in Uzbekistan dove in quella sola settimana uccide prima una donna mai identificata, incontrata ed aggredita sul fiume che porta lo stesso nome della città, e decapitata, e qualche giorno dopo uccide Akmaral Sejdalieva, di 12 anni. Purtroppo a quei tempi non c'era ancora un archivio che poteva consentire di scoprire che quei due omicidi erano così maledettamente simili ad una lunga serie che da 5 anni stava terrorizzando l'area di Rostov. Ritornato in patria la scia di sangue non si ferma e Chikatilo il 28 di agosto uccide anche Sasha Chepel, 11 anni, con il suo solito rituale barbaro di pugnalare gli occhi. Il cadavere del piccolo verrà ritrovato in condizioni così atroci che suo padre sviene in obitorio dove si era recato per il riconoscimento. Il 6 settembre 1984, uccide ancora, per la trentaduesima volta. La vittima è Irina Lucinskaja, 24 anni, una ragazza che non disdegnava di andare con uomini maturi e che quindi accetta di seguirlo nel bosco per fare sesso. Il copione già visto più volte si ripete. Dopo essersi stesi sul prato, Chikatilo non riesce ad avere un normale rapporto e nel momento in cui Irina lo deride, la colpisce e la uccide.
Poteva essere il suo ultimo omicidio. Infatti qualche giorno dopo l'ispettore Aleksandr Zanasovskij è sulle sue tracce. Lo segue discretamente per tutta la notte e nota che continua a girare per la città senza tornare a casa. Cerca di abbordare chiunque e questo insospettisce il poliziotto che, dopo aver notato anche la corrispondenza con l'identikit che aveva tracciato la polizia dopo aver ascoltato una testimone in seguito all'assassinio di Dima Ptasnikov, decide di fermarlo e controllare i suoi documenti. Nella sua borsa viene ritrovato tutto l'armamentario del killer, coltello, corde, martello e così Chikatilo viene arrestato e portato al posto di polizia. Chikatilo viene accusato dei 23 omicidi avvenuti nella zona intorno a Rostov (la polizia non era ancora a conoscenza di altre 9 vittime che poi avrebbe confessato) e sottoposto ad analisi di accertamento, ma il gruppo sanguigno dell'assassino è di tipo AB mentre quello di Chikatilo è di gruppo A. Quindi il sospetto non può essere l'assassino e viene scarcerato. La scienza soltanto qualche anno dopo svelerà che esiste un caso rarissimo in cui il gruppo sanguigno di una persona può essere diverso tra il sangue (prelevato nelle analisi) e lo sperma (le tracce di cui disponevano dalla scena dei crimini). Il 12 dicembre del 1984 il "mostro di Rostov" torna in libertà, trova anche un nuovo lavoro come ingegnere presso la fabbrica Elektrovozostroitelny e diventa più prudente. Ormai sa che la fortuna non potrà mai più essere una seconda volta dalla sua parte, quindi decide di controllare i suoi istinti e non commette altri omicidi fino al 1 agosto, quando per lavoro deve recarsi a Mosca. Qui si sente al sicuro, ma si sbaglia perchè in quei giorni a Mosca è tornato anche il capo della squadra investigativa mandata a Rostov, Vladimir Kazakov. Quel giorno muore Natalja Pochlistova di 18 anni, vicino all'aeroporto di Domoedovo. Quando il corpo viene ritrovato due giorni dopo, le 38 ferite da arma da taglio, soprattutto quelle intorno agli occhi, convincono subito Kazakov che si tratta della stessa mano che sta seminando vittime innocenti a Rostov. Il 27 dello stesso mese, tornato nella sua zona, Chikatilo uccide Irina Guljaeva, 18 anni, una vagabonda ritardata mentale scappata di casa.
Ma Chikatilo ha paura e dopo questo ennesimo omicidio si ferma e per circa due anni non colpisce più. Fino al 16 maggio del 1987, quando viene mandato per lavoro a Revda, una cittadina ai confini con la Siberia dove, sentendosi al sicuro uccide il tredicenne Olag Makarenkov. In quell'anno ucciderà altri 2 ragazzini e sempre in occasione di viaggi di lavoro. Si tratta di Ivan Beloveckij, 12 anni, ucciso a Zaporozie in Ucraina il 29 luglio e Juri Tereshonok, 16 anni, ucciso a San Pietroburgo il 15 settembre, ma il suo cadavere non fu mai ritrovato. La prudenza dimostrata in questi ultimi due anni viene poi a mancare di colpo, sia per la sua ritrovata sicurezza sia per l'aumentare delle critiche nei suoi confronti da parte di tutti sul lavoro. L'unico modo per sfogare la sua rabbia e la sua frustrazione è quella di ritornare ad essere il predatore di uomini che si era dimostrato fino a qualche anno prima. Così ricade in una spirale di omicidi che si fermerà solo nel 1990, quando viene arrestato. Ma prima di allora altre 16 vittime andranno ad allungare l'orrenda lista di cadaveri che aveva dissemminato in tutta l'Unione Sovietica. E più che una lista sembra un bollettino di guerra. Nell'aprile del 1988 viene uccisa una donna che non verrà mai identificata, nei pressi di Krasnyj Sulin. Il 14 maggio uccide Lesa Voronko, di 9 anni, presso la stazione di Ilovajsk. Esattamente due mesi dopo, il 14 luglio pugnala a morte il quindicenne Zenja Muratov nei pressi della stazione di Donleshkoz. La prima delle 5 vittime del 1989 invece è Tatjana Rizova, 16 anni, una ragazza sbandata che viveva per strada e che nel marzo di quell'anno incontra Chikatilo in un bar e comincia a parlargli. Gli chiede da mangiare e da bere in cambio di prestazioni sessuali. Chikatilo non poteva chiedere di meglio e così la invita a casa della figlia che, da quando si era separata dal marito, aveva lasciato la casa temporaneamente vuota. L'epilogo è sempre lo stesso, la violenza è anche maggiore del solito. Dopo averle offerto del cibo, i due provano a far sesso, Chikatilo non riesce e Tatjana inizia ad urlare pretendendo i soldi pattuiti. Una pugnalata la raggiunge in bocca mentre sta ancora urlando, ma è solo la prima di una lunga serie. Per portare il corpo fuori dall'appartamento Chikatilo decide di decapitarlo e di tagliargli gambe e braccia con un grosso coltello da cucina. Poi servendosi di una slitta lo abbandona ancora vicino alle rotaie del treno.
E' il 10 maggio 1989 quando Sasha Djakonov compie 18 anni, ma la vita che davanti a sè è praticamente finita perchè il giorno dopo a Rostov incontra Chikatilo che lo uccide, pugnalandolo numerose volte. Il 20 giugno a morire sotto i colpi del mostro, a Vladimir, a est di Mosca è Liesa Moiseev, 10 anni, il cui cadavere verrà ritrovato soltanto ad ottobre. Il 19 agosto nei pressi di Rodionovo-Nesvetajskij uccide la prostituta 19enne Elena Varga. La polizia aumenta di giorno in giorno il numero degli agenti impegnati nell'operazione "sentiero nel bosco", e dopo questa 44esima vittima lo aumenta ulteriormente aggiungendo agenti di guardia presso le stazioni più isolate, dopo essersi resa conto che gli ultimi omicidi erano avvenuti tutti nei pressi dei binari o stazioni. Ma alla fine dell'orrore mancano ancora ben 8 vittime. La prima di queste è Andrej Kravcenko di 11 anni, strangolato e pugnalato a Sachti e ritrovato un mese dopo. L'otto marzo 1990 nel giardino botanico di Rostov viene ritrovato il cadavere di Jaroslaw Makarov, 10 anni, scomparso e ucciso il giorno precedente. Il mese successivo, aprile 1990, la vittima è una prostituta trentunenne, uccisa vicino la stazione di Donleshkoz, dove aveva già ucciso la quindicenne Zenja Muratov. E Chikatilo si ripete anche nel giardino botanico di Rostov, uccidendo il 28 luglio Vitja Petrov, di 13 anni. Le ultime quattro vittime del mostro saranno Ivan Fomin, 11 anni, ucciso il 14 agosto, Vadim Gromov, 16 anni, ucciso il 17 ottobre, Vitja Tishcenko, 16 anni, ucciso il 17 ottobre e Sveta Korostik, di 22 anni, uccisa il 30 ottobre del 1990 sempre nei pressi della stazione di Donleshkoz. In quest'ultimo omicidio finalmente la sfortuna volta le spalle a Chikatilo che, uscendo dal bosco, si ferma sulla banchina della stazione per lavarsi le mani ancora sporche di sangue. Viene notato dal sergente Igor Rybakov, che sorveglia quella stazione proprio in merito all'operazione "sentiero nel bosco", il quale lo ferma e gli chiede i documenti. Dopo aver annotato i dati del passaporto di Andreij Romanovich Chikatilo e avregli chiesto per quale motivo si trovasse da quelle parti l'aveva lasciato andare non avendo elementi per trattenerlo. Ma quando una settimana dopo, il 13 novembre 1990 il cadavere straziato di Sveta Korostik viene ritrovato con diverse pugnalate su tutto il corpo, i genitali e i capezzoli asportati, il capo della polizia si ricorda che in quella zona il sergente Rybenko aveva fermato e controllato un sospetto.
Viene recuperato il rapporto e da quel momento Chikatilo, considerato il probabile mostro viene sorvegliato di notte e di giorno, sperando di coglierlo in flagrante. Ma per troppi anni si era dimostrato troppo astuto per commetere errori, così alle 15.30 del 20 novembre del 1990, come scritto sul rapporto, Andrej Chikatilo viene arrestato davanti ad un bar di Novocerkassk e portato alla centrale di polizia di Rostov senza che questi provi il minimo accenno di ribellione. dieci giorni più tardi, il 30 novembre, viene incriminato formalmente di 36 omicidi ma lui successivamente, quando comincia a collaborare con la polizia, ne confesserà altri 19 a cui non era stato collegato, tra cui il primo, quello di Lena Zakotnova per il quale aveva ingiustamente pagato con la morte un innocente. Alla fine gli investigatori non troveranno prove sufficienti per due omicidi e lo incriminano per 53 omicidi in totale. Chikatilo viene portato in giro per tutta l'Unione Sovietica alla ricerca dei corpi delle vittime che non erano ancora stati recuperati e nel corso di queste operazioni, sotto gli occhi delle telecamere della polizia, ricostruisce con l'aiuto di un manichino anche tutta la scena dell'aggresione omicida. Gli avvocati allora provano subito la strada dell'infermità mentale ed il 20 agosto del 1991, l'imputato viene sottoposto a perizia psichiatrica all'istituto Serbskij di Mosca. L'analisi viene conclusa il 18 ottobre: Chikatilo è dichiarato sano di mente e responsabile delle proprie azioni. Ne erano la prova l'estrema calma e l'organizzazione che riusciva a dimostrare nelle varie occasioni, il fatto che quando si sentiva controllato sapeva fermarsi, il suo modo estremamente sadico che aveva di uccidere, imparando con il tempo ad infliggere le pugnalate in punti dove sapeva che la vittima non sarebbe morta subito, prolungando così la sua agonia. Diversi referti autoptici riportavano che le vittime erano ancora vive quando Chikatilo squarciava i loro ventri e ci affondava le mani dentro.
Il processo più atteso della storia dell'Unione Sovietica comincia il 14 aprile del 1992 nella confusione più totale del tribunale di Rostov. Durante le prime settimane i medici sono in servizio permanente nell'aula sovraffollata, per aiutare i parenti delle vittime che accusavano continui malori alla lettura dei particolari più cruenti. Andreij Chikatilo si presenta con il capo completamente rasato per dare l'impressione del malato di mente. In una dichiarazione spontanea si alzerà in piedi sventolando nella gabbia, in cui era stato messo per evitare il linciaggio dei parenti delle vittime, una rivista pornografica dando la colpa a quelle immagini e al suo organo sessuale inutile (e dicendo questo si calerà i pantaloni davanti a tutti mostrando il pene). Il 14 ottobre il giudice Leonid Akubzhanov dichiara Chikatilo colpevole di 52 omicidi ed una serie di atti di libidine. Non viene condannato per l'omicidio di Laura Sarkisjan, per il quale non ci sono abbastanza prove. La sentenza del 15 ottobre sancisce la condanna a morte.
All'alba del 15 febbraio 1994 il "mostro di Rostov", Andreij Romanivich Chikatilo, viene giustiziato con un colpo di pistola alla nuca. Sua moglie Fayina e la famiglia verranno trasferiti nella cittadina di Kharkov per motivi di sicurezza.
ALCUNE VITTIME (passa il mouse sulle foto per leggere i nomi)
THEODORE ROBERT BUNDY: il killer delle studentesse
THEODORE ROBERT BUNDY: il killer delle studentesse
Quando ascoltiamo la storia di un serial killer, c'è sempre qualche dettaglio o più dettagli che ci fanno rabbrividire. Solitamente è l'efferatezza dei crimini che ha compiuto, o la vita piena di abusi che ha subito prima di trasformarsi in un mostro. Nel caso di Ted Bundy la cosa che invece più di tutti ha fatto rabbrividire l'opinione pubblica non era nulla di tutto questo. Quando venne arrestato qualcuno tirò un sospiro di sollievo, ma molti altri caddero nel panico. Perchè Ted Bundy all'apparenza non era affatto un mostro. Ted Bundy era una persona "normalissima", il classico vicino di casa, ben vestito ed educato, gentile e sorridente con tutti. Se uno come lui era il killer delle studentesse allora tutti potevano esserlo e nessuno poteva fidarsi più di nessuno, e questa opinione era destinata a rimanere viva nei pensieri della gente per molto tempo.
Theodore Robert Cowell (questo il suo primo cognome) è nato il 24 novembre del 1946 nell'istituto per ragazze madri Elizabeth Lund nel Vermont, da Louise Cowell. Nel corso della vita non conobbe mai il suo vero padre naturale, un ufficiale dell'aeronautica. Inizialmente la madre di Ted lo abbandona alle cure dell'istituto ma dopo tre mesi ci ripensa, torna a riprenderlo e lo porta a casa. Ma a quei tempi la gravidanza al di fuori di un regolare matrimonio era mal tollerata e per proteggere Ted dalle prese in giro della gente, il tutto viene mascherato come un'adozione, mentre a Ted viene fatto credere che i suoi nonni in realtà sono i suoi genitori, e che Louise non è sua madre bensì sua sorella maggiore. Quando ha 4 anni si trasferisce con i parenti a Tacoma, vicino Washington, dove un anno dopo Louise si innamora di un cuoco dell'esercito, Johnnie Culpepper Bundy, e nel maggio del 1951 lo sposa. Theodore Robert Cowell acquisisce quindi il cognome del patrigno e diventa Theodore Robert Bundy. I suoi genitori nel corso degli anni avranno altri 4 figli, e Ted spesso dopo la scuola deve anche prendersene cura. Il patrigno John cerca in tutti i modi di instaurare un buon rapporto con Ted, prova a coinvolgerlo in gite, campeggi, giornate insieme a pescare ma, nonostante i ripetuti sforzi, Ted non si affeziona a lui, anzi tende sempre più ad isolarsi in se stesso e prendere le distanze dal patrigno. Questa tendenza a rimanere da solo si riflette sul comportamento esterno, Ted diventa timido, diffidente e dimostra un certo disagio stando insieme agli altri. Questo lo fa diventare ben presto bersaglio dei ragazzi più grandi della scuola, che non mancano occasione per deriderlo o picchiarlo. Ted però ha una grande forza di volontà e nonostante tutte queste difficoltà riesce a mantenere una media alta negli studi. Alle scuole superiori il suo carattere cambia radicalmente, comincia a diventare più sicuro di se stesso e viene accettato da tutti, al punto da diventare anche popolare e da tutti giudicato come un ragazzo ben vestito e dai modi gentili. Nonostante però il suo aspetto piacente e la popolarità tra i compagni, raramente riesce ad uscire con una ragazza, allora preferisce dedicarsi agli studi e alla politica, una passione che lo accompagnerà per tutta la sua vita. Finiti gli studi superiori Ted si iscrive all'università di Puget Sound e all'università di Washington. Durante gli studi effettua diversi lavoretti per mantenersi, ma tutti per un breve periodo, tanti che i suoi colleghi lo ricordano come inaffidabile.
La prima svolta nella vita di Ted fu anche la svolta che decise il suo futuro. Nel 1967 infatti conosce la ragazza che aveva sempre sognato, Stephanie Brooks. Era bellissima e molto sofisticata, originaria della California e con una ricca famiglia alle spalle. Ted non avrebbe mai immaginato che una ragazza così diversa per livello sociale, potesse interessarsi a lui. Tuttavia entrambi amavano sciare, e proprio durante una di queste vacanze sulle montagne, Ted se ne innamora. La cosa sembra corrisposta dalla bellissima Stephanie e per Ted è un sogno ad occhi aperti. Era il suo primo vero amore e con tutta probabilità è con lei che ebbe la sua prima esperienza sessuale. Nel 1968 però lei finisce gli studi e si laurea. Decide così di tornare in California e di interrompere la loro storia, rivelandogli che gli vuole un gran bene ma che difficilmente potrebbe essere il marito giusto per lei, perchè non crede che lui possa diventare l'uomo di successo e brillante che lei cerca. Ted non si riprenderà mai da questa delusione, non riuscirà mai a togliersi dalla mente Stephanie, che diventerà di fatto una vera e propria ossessione, che negli anni seguenti lo porterà a scatenare la follia che tutto il mondo conoscerà. Ma i traumi nella vita di Ted non finiscono qui. Soltanto un anno dopo, nel 1969, scopre la sua vera discendenza. Apprende a 23 anni che sua sorella in realtà è sua madre e che i genitori sono in realtà i nonni materni. La scoperta avrà un forte impatto sul suo carattere, benchè esteriormente sembra che non abbia alcuno strascico emotivo su di lui. L'unico cambiamento evidente lo ebbe infatti nei confronti del patrigno, verso il quale inasprì i rapporti fino a troncarli di fatto, mentre con la madre naturale tutto sembrava continuare come sempre. E' in questo periodo che comincia a commettere piccoli furti, senza per altro provare alcun rimorso, caratteristica tipica nei soggetti affetti da psicopatia. Riusciva sempre a farla franca e questo determinò dei cambiamenti nella sua personalità che da timida iniziò a tramutarsi in dominante e sicura di se. L'idea di riconquistare Stephanie lo tormentava, e per questo motivo decise di iscriversi nuovamente all'università di Washington alla facoltà di psicologia, ottenendo voti brillanti ed il rispetto e l'ammirazione di tutti. Nello stesso periodo si dedica al volontariato presso la Seattle Crisis Clinic, un'associazione di volontari che dava supporto telefonico alle vittime di abusi, violenze o anche semplicemente alla gente depressa. Tutti ricordano un Ted dalla voce calorosa, gentile, di un'instancabile pazienza nel consolare chiunque. Sempre in questo periodo Ted incontra Meg Anders, una donna timida e tranquilla (che successivamente con lo pseudonimo Elizabeth Kendall scrisse il libro "la mia vita con Ted Bundy"), che lavorava come segretaria e con la quale avrebbe poi avuto una relazione che sarebbe durata ben 5 anni. Meg era divorziata, aveva una bambina di 5 anni, e incontrando Ted pensò che sarebbe stato il marito perfetto per lei, ed il padre ideale per sua figlia. Aveva sempre saputo di essere molto più coinvolta nel rapporto rispetto a Ted, ma confidava che con il tempo anche lui avrebbe acconsentito a sposarla.
Infatti nel periodo tra il 1969 ed il 1972, tutto sembrò andare per il meglio. La vita di Ted era cambiata in positivo, e lui stesso era molto più fiducioso nel suo futuro. Si lanciò attivamente nella sua vecchia passione, la politica, e lavorò con dedizione riconosciuta da tutti alla campagna per la rielezione del governatore di Washington, per il partito repubblicano. Grazie a questa campagna strinse anche diversi rapporti di amicizia con gente influente del panorama politico. Venne anche premiato, con un riconoscimento della polizia di Seattle, per essersi buttato in acqua e salvato un bambino di 3 anni da un sicuro annegamento. Ma era solo una parentesi tranquilla prima del baratro che lo avrebbe portato alla ribalta delle cronache. Nel 1973 infatti, durante un viaggio di lavoro in California per il partito repubblicano, Ted incontra la sua vecchia fidanzata, l'unica che avesse mai amato, Stephanie, con la quale aveva continuato a mantenere i contatti (senza che Meg sapesse nulla, e senza riferire alla sua ex ragazza dell'esistenza della stessa Meg), e comincia a frequentarla. Stephanie rimane affascinata da quel giovane che ha fatto tanta strada dall'epoca di quando era il suo fidanzato, si è laureato, è abbastanza conosciuto nella politica e si avvicina di molto a quello che lei reputava il suo uomo ideale. Ted con lei è squisito e romantico, e nel giro di poche settimane Stephanie si dichiara completamente innamorata di lui. Con estrema freddezza Ted scompare improvvisamente dalla sua vita, esattamente come lei aveva fatto con lui, lasciandola nella sofferenza e nell'incredulità. La vendetta era finalmente stata servita. A questo punto qualcosa però si rompe nell'equilibrio psicologico che Ted aveva trovato in quegli anni. Forse il fatto di non avere più alcuna missione, forse il fatto che comunque avrebbe preferito non dover arrivare a vendicarsi della sua ex fidanzata, o forse per altri motivi oscuri, perde la testa e comincia la sua discesa nell'orrendo baratro. E molte ragazze della zona cominciano a scomparire, una lista che nel giro di pochi mesi si allungherà sempre più.
E' il 25 novembre del 1973 quando Kathy Devine, una ragazzina di 15 anni, tanto alta da dimostrarne almeno 18, scompare mentre fa l'autostop. Il 6 dicembre due netturbini ritroveranno il suo cadavere a faccia in giù in una boscaglia in periferia. Il corpo della ragazza è ancora vestito ma i jeans sono stati tagliati con uno strumento molto affilato, nella zona posteriore. Le analisi effettuate decreteranno che la vittima è stata sodomizzata prima di essere strangolata e finita con la gola tagliata. Nel primo pomeriggio del 4 gennaio 1974 le coinquiline di Joni Lenz entrano nella sua camera, incuriosite per non averla ancora vista in casa da quando, la sera prima, è andata a dormire. La studentessa 18enne viene ritrovata in fin di vita nel suo letto, con la faccia insanguinata ed una sbarra di ferro, staccata dal letto, infilata nella vagina. Ce la farà a sopravvivere Joni, ma porterà per sempre i segni, sia fisici che psicologici, di quella tragica notte. Anche Lynda Ann Healy era una studentessa, aveva 21 anni, ed era una bellissima ragazza alta, snella, con lunghi capelli castani. Viveva con altre 4 ragazze, e la sera del 31 gennaio del 1974 era stata con 2 amiche ed un amico in un locale frequentato da studenti universitari. Anche lei era andata tranquillamente a dormire nella sua stanza al piano terra, e da quel momento scompare per sempre. Le amiche il giorno dopo danno l'allarme, ed una porta sul retro, che giurano essere sempre chiusa dall'interno, viene ritrovata aperta. Passano quasi due mesi e mezzo, e durante la piovosa sera del 12 marzo 1974, scompare anche la 19enne Donna Gail Manson, dopo essere uscita di casa per andare al concerto jazz del campus universitario, dove però non arrivò mai. Come le altre ragazze, Donna aveva lunghi capelli lisci, era mora, snella e di bella presenza. Un'altra ragazza scompare il 17 aprile 1974, questa volta a 200 km da Seattle. Si chiama Susan Elaine Rancourt e, a differenza delle altre vittime, ha lunghi capelli biondi e occhi verdi, con corporatura snella. Quella sera va all'incontro dei consulenti del campus universitario e nel tragitto di ritorno scompare per sempre.
La polizia, già allertata dalle precedenti sparizioni, aumenta gli sforzi nelle indagini ed i primi elementi cominciano ad affiorare. Tutte le ragazze avevano in comune la bellezza, erano studentesse, avevano capelli lisci e lunghi, erano snelle e molte di loro erano state viste camminare o chiacchierare con un ragazzo di bell'aspetto, con capelli tendenti al biondo, che aveva una Volkswagen maggiolino e portava stampelle o un gesso al braccio. Ma non c'è ancora un sospetto nè un nome, e tanto meno un arresto, così le ragazze continuano a sparire ad un ritmo impressionante. Nel giro di un mese e mezzo ne scompaiono altre tre. Il 6 maggio 1974, Roberta Kathleen Parky esce di casa per andare a bere un caffè allo Student Union Building (il circolo dell'unione degli studenti) promettendo alla sua amica di stanza di rientrare entro un'ora, ma non fece mai ritorno. La notte tra il 31 maggio e il primo giugno scompare invece Brenda Carol Ball, un'altra ragazza accomunata dalle stesse caratteristiche fisiche delle altre. Aveva lunghi capelli lisci Brenda, era alta 1 metro e 57 centimetri, e pesava meno di 50 chilogrammi. La notte dell'11 giugno invece la triste sorte tocca alla 18enne Georgann Hawkins, una ex reginetta di bellezza della scuola, dai lunghi capelli lisci, alta 1 metro e sessanta. Quella sera Georgann rimane fino a mezzanotte e mezza con il fidanzato per scambiarsi gli appunti di spagnolo, dopo di che si avvia a piedi verso casa, che dista appena 30 metri di marciapiede da quella del fidanzato. Lui stesso la segue con lo sguardo per almeno 15 metri, prima che scompaia dalla sua vista. Nel frattempo la sua amica di stanza aspetta di sentirla bussare alla porta, ma in quegli ultimi 15 metri di strada Georgann scompare nel nulla. Ma il giorno più funesto di tutta la lunga serie di sparizioni è forse il 14 luglio di quell'anno, quando ben 2 ragazze scompaiono nello stesso giorno. E' una splendida domenica di sole, ed il parco del lago Sammamish è affollato di persone che prendono il sole sull'erba. Una ragazza viene avvicinata da un ragazzo biondo, di altezza all'incirca di un metro e 75 centimetri, dai modi gentili e di bella presenza, in jeans e maglietta bianca con un braccio ingessato. Si presenta come Ted e le chiede se può aiutarlo a caricare la sua piccola barchetta sul tetto dell'auto perchè lui, con quel braccio infortunato, non riesce a farlo da solo. La ragazza accetta, ma arrivata vicino alla macchina, nota che non c'è nessuna barca e, quando lui le dice che è a casa dei suoi, a pochi isolati da li, nota anche che manca il sedile anteriore del passeggero. La ragazza a quel punto gli dice che preferisce non salire in auto, lui la saluta gentilmente e va per la sua strada. Con quel rifiuto si era salvata la vita non sapendo di essere l'unica fortunata che, a differenza delle altre, in un secondo momento avrebbe potuto raccontare l'accaduto. Lo stesso ragazzo poi venne visto da diverse persone aggirarsi per il parco fermandosi spesso vicino a ragazze con cui chiacchierava un pò. Viene visto allontanarsi con Janice Ott, una bella ragazza con i capelli lisci biondi e splendidi occhi verdi, che da quel momento scompare. Poche ore dopo, sempre lo stesso giorno, sempre nello stesso parco scompare anche Denise Nusland, 18 anni, capelli lisci, lunghi e scuri, dopo essersi allontanata per qualche minuto dagli amici per andare in bagno. Due ragazze scomparse in poche ore.
Ted Bundy si sposta per motivi di studio nello Utah, ed improvvisamente anche in quello stato cominciano a sparire ragazze, una dietro l'altra. Come il 18 ottobre quando a Midvale, la figlia di un poliziotto, Melissa Smith, scompare nel nulla per essere poi ritrovata giorni dopo, stuprata, sodomizzata ed infine strangolata con i suoi collant e dei rametti infilati nella vagina. E come succede anche circa due settimane dopo, quando durante la notte di Halloween scompare la 17enne Laura Aime. Verrà ritrovata anche lei giorni dopo, tra le Wasach Mountains da un escursionista, a faccia in giù in un ruscello. Ha la testa fracassata Laura, le è stata fracassata da una sbarra di ferro prima di essere stata sodomizzata e stuprata. Ormai la stampa e i telegiornali parlano spesso di "Ted", e l'amica del cuore di Meg le fa notare ancora una volta (già l'aveva fatto diverse volte senza convincerla), che tutto combacia con il "suo" Ted. La macchina è la stessa, la descrizione, i posti in cui sono avvenuti gli omicidi sono gli stessi in cui si è recato il suo fidanzato. Meg apre gli occhi e ricorda anche di aver notato un'ingessatura finta e delle stampelle nel ripostiglio, anche se Ted non ne aveva mai avuto bisogno. Si decide allora di segnalare il tutto alla polizia, ma il nominativo di Ted Bundy si va ad aggiungere soltanto alla lunga lista di sospettati. E Ted continua a colpire, anche se commette un passo falso. Succede l'8 novembre del 1974, quando in un centro commerciale a Murray, nello Utah, avvicina una ragazza, Carol DaRonch, di 18 anni, presentandosi come l'agente di polizia Roseland, e le comunica che un teppista ha cercato di forzare la sua auto. Le chiede cortesemente di seguirlo all'auto per verificare che non mancasse nulla ed una volta fuori la convince, mostrandole un finto distintivo, a seguirlo alla stazione di polizia per la denuncia. Arrivati però all'esterno di un anonimo edificio, quando Ted le chiede di entrare dalla porta del retro Carol si insospettisce, Ted le ammanetta un polso ma prima che riesca a bloccarle anche l'altro, la ragazza si lancia fuori dall'auto correndo incontro a dei passanti. Ted si da alla fuga, ma non si scoraggia, perchè poche ore dopo avvicina con lo stesso trucco Debbie Kent, che scompare dopo essere uscita in anticipo dalla Viewmont School dove studiava. La polizia effettua un sopralluogo e trova le chiavi che servivano per aprire la serratura delle manette ai polsi di Carol DaRonch, particolare che riconduce allo stesso aggressore. Ma non trovano altri elementi utili e per qualche mese non si verificano altre sparizioni. Almeno nello Utah.
E' il 12 gennaio del 1975 infatti, gli stessi casi cominciano a verificarsi in un altro stato, il Colorado, dove spariscono in poco tempo 5 ragazze, tra cui Caryn Campbell, che scompare addirittura nel tragitto che va dalla hall dell'albergo dove risiedeva in occasione di una breve vacanza con marito e i suoi due bambini e la sua camera, dove si era recata per prendere una rivista. Il suo corpo venne trovato soltanto un mese dopo in una radura. Nessuno riuscì a capire come avesse fatto l'aggressore a portare il corpo all'esterno dell'albergo senza che nessuno vedesse nulla. Lo stato di devastazione dovuto agli animali non permette di capire le cause della morte, ma le fratture al cranio sono evidenti. Il 16 agosto 1975 Ted Bundy viene arrestato. Succede solo per un puro caso. Infatti il sergente Bob Hayward quella sera mentre pattuglia la sua zona, che conosce molto bene, viene insospettito da un maggiolino mai visto prima. Decide di fermarlo per un controllo ma questo improvvisamente parte di gran carriera a fari spenti e cerca di fuggire. Quando viene fermato Ted Bundy viene arrestato per possesso di arnesi da scasso. Infatti dopo una perquisizione dell'auto, stranamente sprovvista di sedile del passeggero, vengono trovati, senza che Ted sapesse darne una spiegazione, una sbarra di ferro, una corda, delle manette, e un rompighiaccio. Non impiega molto la polizia a mettere in relazione quel maggiolino con quello denunciato da Carol DaRonch, la quale viene invitata in centrale e messa di fronte a sette uomini tra cui Ted Bundy, per un confronto all'americana. Carol non esita a indicare proprio lui, che da questo momento viene incriminato anche per tentato sequestro ai fini di stupro. Il processo a suo carico comincia il 23 febbraio del 1976. Ted Bundy è sicuro e tranquillo, crede di poter puntare sul fatto che secondo lui l'identificazione è avvenuta su "suggerimento" degli investigatori, e che oltre a quello non ci sia nulla a suo carico. Ma la sentenza è di colpevolezza e Ted Bundy viene condannato a 15 anni di carcere. Intanto le indagini a suo carico vengono effettuate a tappeto e nella sua auto vengono ritrovati i capelli di 2 donne scomparse in Colorado. Viene così trasferito nella prigione di Garfield per essere processato anche in quello stato. Ted però decide che non vuole altri avvocati incompetenti a complicargli la vita, e annuncia che si difenderà da solo. Il giudice, sulla base della sua laurea in giurisprudenza, gli concede la possibilità di farlo come previsto per legge.
A questo punto scattano i privilegi concessi in questi casi, e Ted ottiene una macchina da scrivere per la stesura della sua difesa, tutti gli articoli di cartoleria necessari, la facoltà di poter effettuare telefonate illimitate e senza alcun controllo da parte delle autorità carcerarie e, soprattutto, di poter andare due volte alla settimana in biblioteca per consultare i testi di legge, sotto scorta ma senza catene ai polsi ed alle caviglie. E' proprio durante una di queste giornate passate in biblioteca che Ted, approfittando della distrazione momentanea di chi lo sorvegliava, si lancia letteralmente dalla finestra del secondo piano, finendo nell'aiuola, 8 metri sotto la finestra, e si da alla fuga. Dopo essersi mescolato tra la gente sui marciapiedi della città si dirige verso le montagne. Qui però vaga senza meta e senza cibo. Trova un casolare e ne forza la porta alla ricerca di viveri, ma trova solo un fucile che decide di portare con se. La sua fuga però dura pochi giorni e viene catturato. Ora sul suo capo pesano anche le accuse di evasione, scasso e furto. Ted ritorna in carcere, quel carcere che ormai conosce bene, ma di rimanerci proprio non gli va, e subito comincia a pensare ad una nuova evasione. Per farlo ha bisogno di allargare un foro nel soffitto, che veniva coperto da una mattonella. Ci vollero sette mesi di lavoro in cui Ted lavorò pazientemente e cambiò anche abitudini alimentari, riuscendo a perdere fino a 15 kg per poter passare attraverso il foro prima possibile. E lo fa la notte del 30 dicembre, subito dopo il giro di ronda serale delle guardie. Inoltre il giorno dopo è un giorno di festa, e il personale è inferiore di numero. Ted evade attraverso i condotti dell'aria e si da alla fuga attraverso la città. Passeranno oltre 16 ore prima che le guardie carcerarie diano l'allarme, ma sono troppe. In questo lasso di tempo l'evaso ha già preso un autobus per Denver, un aereo per Chicago, rubato un'auto e preso un altro autobus per arrivare alla destinazione finale, la calda e soleggiata Florida. Si cambia il nome, si fa chiamare Chris Hagen adesso, e affitta una stanza a Tallahassee. Vive di piccoli furti, grazie ai quali riesce a cibarsi e sistemarsi la sua stanza perchè sia più confortevole. Ma Ted non è in Florida per rifarsi una vita. Ted vuole di nuovo uccidere. E lo fa il 14 gennaio 1978.
Nita Neary quella sera rientra per ultima nella sede delle "Chi Omega", un'associazione studentesca che aveva sede in West Jefferson street. Erano le tre e, dopo aver attraversato la sala comune, si dirige verso la sua stanza quando ode un tonfo. E' in quel momento che vede un uomo, con un berretto a coprirgli il viso, tranne il naso aquilino, un giubbotto scuro e jeans chiari, che apre frettolosamente la porta e scappa via. Allarmata, e pensando ad un ladro, corre a svegliare la signora Crenshaw, la direttrice della sede, per dare l'allarme. Ben presto quasi tutte le ragazze escono sul corridoio impaurite, chiedendosi cosa stesse succedendo. Tutte, tranne qualcuna. All'appello infatti mancano Lisa Levy, Margaret Bowman, Karen Chandler e Kathy Kleiner. Queste ultime due comparvero ben presto sul pianerottolo, trascinandosi a stento, e tenendosi con le mani la testa da cui usciva sangue a fiotti. Dopo qualche minuto arrivarono i soccorsi a cui toccò la macabra scoperta delle altre due ragazze ancora assenti. Erano nei propri letti, in uno stato pietoso, ormai morte. Il corpo di Lisa era straziato da una ferocia disumana. Il capezzolo destro rimaneva attaccato al corpo solo da un filo di pelle, sulla natica sinistra c'erano le impronte dentarie di due morsi, ed era stata violentata, ma non in modo "classico": una bomboletta di schiuma per capelli le era stato infilato dentro con violenza, lacerando l'orifizio anale e la vagina, provocando anche emorragie interne ad altri organi. La morte era giunta poi per strangolamento. Margaret Bowman invece non aveva subito violenza sessuale, ma venne ritrovata con il cranio sfondato e le sua calze intorno al collo, così strette da averle penetrato la pelle. Era una serata impegnativa per gli infermieri del pronto soccorso, eppure non sapevano che il loro lavoro non era ancora finito. Qualsiasi predatore forse a questo punto sarebbe stato soddisfatto, ma non Ted Bundy, e quella stessa notte colpisce di nuovo. Verso le 4 dell'alba Debbie Ciccarelli viene svegliata da rumori che sembrano provenire dalla stanza di fianco, dove dorme la sua amica Cheryl Thomas, una bella ragazza, alta, magra, con dei lunghi capelli neri e lisci. Debbie sveglia la sua compagna di stanza Nancy Young, e insieme chiamano la loro amica, che però non risponde al telefono. Hanno paura ad andare nella sua stanza e fanno bene, perchè quando gli agenti della polizia arrivano, stranamente (per loro) con ben dieci pattuglie, trovano la povera Cheryl riversa sul letto, con addosso solo gli slip ed in stato di semincoscienza tra le lenzuola insanguinate.
La striscia di sangue si ferma, ma solo per quella notte. Infatti il 9 febbraio del 1978, a Lake City (Florida) scompare Kimberly Ann Leach, appena dodicenne. Alcuni testimoni notano la bambina mentre si allontana dal cortile della scuola, tenendo la mano ad un uomo sui trent'anni. I due si dirigono verso il furgoncino bianco dell'uomo, dove la bambina viene fatta salire. Verrà ritrovata più di due mesi dopo, ma è impossibile per gli investigatori definire le cause di morte, poichè il corpo è praticamente mummificato. L'identikit di "Ted" comincia a comparire anche in Florida, così come la descrizione del veicolo. Questa volta però non vuole finire di nuovo in prigione, e quindi decide di disfarsi di tutto e spostarsi in un altro stato. Ruba un'altra auto e, per ironia della sorte, incappa in un nuovo controllo di polizia di routine. Ted cerca di scappare ma viene raggiunto e, dopo una breve colluttazione, arrestato nuovamente. Alla centrale di polizia viene riconosciuto con il suo vero nome e messo subito sotto sicurezza (era ormai nella lista dei 10 criminali più ricercati d'America). Le indagini a suo carico cominciano subito ed in tutte le direzioni. Al processo, che comincia nel 1979 e si protrae fino al 1980, Ted decide come sempre di difendersi da solo, tenta tutte le strade per evitare la pena di morte che in Florida è sempre in vigore, ma le prove a suo carico sono schiaccianti. L'impronta dei suoi denti corrisponde esattamente a quelle lasciate sulle natiche di Lisa Levy, e la descrizione dell'uomo che si allontanava con la piccola Kimberly combacia con la sua. A quel punto adotta la strategia dell'infermità di mente, e come colpo di scena finale chiede alla sua nuova fidanzata, durante l'interrogatorio, di sposarlo. E lei accetta. Ma neanche questo basta a salvarlo. Il verdetto, quel 7 febbraio 1980, arriva in poche ore. Tutti i giornali riportarono le parole che il giudice Edward Cowart pronunciò nel leggere la sentenza: " È stabilito che siate messo a morte per mezzo della corrente elettrica, che tale corrente sia passata attraverso il vostro corpo fino alla morte. Prendetevi cura di voi stesso, giovane uomo. Ve lo dico sinceramente: prendetevi cura di voi stesso. È una tragedia per questa corte vedere una tale totale assenza di umanità come quella che ho visto in questo tribunale. Siete un giovane brillante uomo. Avreste potuto essere un buon avvocato e avrei voluto vedervi in azione davanti a me, ma voi siete venuto nel modo sbagliato. Prendetevi cura di voi stesso. Non ho nessun malanimo contro di voi. Voglio che lo sappiate. Prendetevi cura di voi stesso". Ted Bundy riuscirà per ben due volte a far ritardare l'esecuzione della pena capitale ma, il 24 gennaio del 1989, questa viene eseguita e alle 7,06 viene abbassata la leva dell'elettricità nel braccio della morte. Dieci minuti più tardi, Theodore Robert Bundy, uno dei più spietati serial killer della storia, viene dichiarato morto.
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